Una condanna a 18 anni di reclusione per Stephan Schmidheiny, il 66enne imprenditore svizzero protagonista del processo Eternit, è la sentenza pronunciata dal tribunale di Torino. Schmidheiny è stato dichiarato colpevole con il reato di disastro doloso e omissione dolosa di misure anti-infortunio ed è stato condannato a due anni in più di carcere rispetto a quelli stabiliti dal giudizio di primo grado.
Il manager elvetico era rimasto l’unico imputato nell’ambito del processo Eternit in seguito al decesso, avvenuto il 21 maggio di quest’anno, del collega di sbarra Louis De Cartier De Marchienne.
La sentenza è stata pronunciata dai giudici della Corte d’Appello all’interno di una delle maxi aule del Palazzo di Giustizia torinese ed ha visto partecipare molti dei familiari delle vittime e cittadini delle città danneggiate della negligenza di Schmidheiny.
Secondo quanto riportato dai giudici, lo svizzero ebbe in mano l’azienda Eternit e organizzò le attività di produzione negli stabilimenti di Casale, Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera per circa un decennio (dal 1976 alla metà degli anni Ottanta). Durante il periodo suddetto della sua gestione l’azienda ha continuato a produrre manufatti con amianto nonostante fosse stata abbondantemente studiata e comprovata la pericolosità del materiale. Schmidheiny è stato assolto per quanto riguarda l’attività svolta nel lasso di tempo precedente al 1976.
Redazione online