Sentenza Mediaset: tante le richieste di affidamento ai servizi sociali per Silvio Berlusconi

Berlusconi in via del Plebiscito (GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Subito dopo la condanna in Cassazione per l’ex premier Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset, in molti hanno avanzato richieste informali di affidamento ai servizi sociali per il Cavaliere. Tra i primi ad avanzare richieste in questa direzione, don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza: “Berlusconi venga a scontare una sua condanna da noi. Siamo pronti ad accoglierlo. Essendo stato uno dei protagonisti dello stato sociale del nostro Paese, potrebbe finalmente verificare di persona quanto di buono fanno, ogni giorno, gli operatori sociali”.

Ha indirizzato una lettera a Berlusconi anche Mario Capanna, ex leader del movimento studentesco e di Democrazia Proletaria, oggi presidente della Fondazione Diritti Genetici, sottolineando: “Restare chiuso per un anno in una delle Sue (sebbene sontuose) residenze, non ce La vedo. D’altra parte ha pubblicamente dichiarato che non intende ricorrere ai servizi sociali come un ‘delinquente comune’, e che non sente alcun bisogno di essere ‘rieducato’. Immagino che Lei accarezzi anche una terza opzione, che di sicuro avrebbe un forte impatto sull’opinione pubblica: evadere dai domiciliari e così farsi arrestare (per evasione) e andare in prigione. Glielo sconsiglio per diretta esperienza: a San Vittore o a Rebibbia non si sta proprio bene”.

Da qui la proposta di Capanna di lavorare per la sua fondazione: “Sarebbe ben di più di un generico servizio sociale. Potrebbe occuparsi, per esempio, del nostro progetto strategico GenEticaMente, mirante a fare di Roma la capitale euromediterranea della ricerca scientifica partecipata. Obiettivo grande e inedito, che mette al centro gli interessi dei popoli delle due sponde del Mediterraneo e il diritto dei cittadini a possedere le conoscenze per costruire il proprio presente e il futuro. Avrebbe modo di mettere a frutto, per un fine nobile e di alto profilo, la Sua vasta esperienza di leader politico e la molteplicità delle Sue relazioni nazionali e internazionali”.

Analoga proposta è arrivata da Mario Furlan, docente universitario e fondatore dei City Angels, “perché in questi anni lei, come tutti i potenti, ha vissuto non nel mondo, ma nel suo mondo. Un mondo dorato, distaccato dalla realtà. Dove, come tutti i potenti, è circondato da lecchini e yes-men, ansiosi di compiacerla pur di lucrare qualche vantaggio; e da donne di facili costumi, veloci tanto nel darla quanto nel voltarle la schiena. La hanno illuso di essere invincibile. Di essere Superman. Di non avere le stesse debolezze, le stesse fragilità, le stesse paure di noi persone comuni. Sciocchezze”.

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