
Nulla di fatto: è quanto emerge dall’incontro che si è svolto ieri alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e i leader parlamentari repubblicani di Camera e Senato sulla vicenda dello “shutdown”, ovvero la sospensione di alcune attività del governo federale dopo che non è stato raggiunto un accordo in Congresso sul bilancio 2014.
Al vertice hanno preso parte lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner che appena uscito dall’incontro ha commentato che “il presidente anche questa sera ha ripetuto che non vuole negoziare” e il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell che ha definito la riunione “cordiale ma non produttiva”.
Prima del vertice, Obama intervistato dalla Cnbc si era detto “esasperato perché questa cosa è totalmente non necessaria”: “Siamo disposti a negoziare dopo che passerà la legge per riaprire il governo”, aveva spiegato il presidente degli Stati Uniti sottolineando che dopo i repubblicani “possono portarmi delle osservazioni specifiche per migliorare la riforma della sanità, ma non ora sotto minaccia”.
Come riportano i media, la situazione è ancora in una fase di stallo. All’uscita dell’incontro con Obama i due leader democratici del Senato e della Camera, Harry Reid e Nancy Pelosi, hanno tenuto una conferenza stampa congiunta: “Siamo completamente in linea con Obama, vogliamo solo riaprire il governo”, ha detto Reid aggiungendo che Obama è stato “forte, forte, forte”, nel mantenere la sua posizione molto chiara.
“Prima di iniziare il dialogo ridiamo i fondi al governo”, ha poi concluso Reid.
INTESA DA RAGGIUNGERE
A bloccare ogni possibilità di accordo per i repubblicani è la Obamacare, la riforma della sanità che i repubblicani vorrebbero non finanziare e sulla quale sia il presidente che i democratici non vogliono cedere.
In ballo non vi è solo l’intesa sul bilancio, che permetterebbe di riattivare le risorse federali e di finanziare i servizi non essenziali colpiti dallo shutdown , ma anche la necessità di un immediato innalzamento del tetto del debito entro la scadenza prevista del 17 ottobre, per evitare il default tecnico.
“Se se ciò non avvenisse -spiega Ugo Caltagirone dell’Ansa– le conseguenze sarebbero ben più gravi di quanto sta accadendo in queste ore”: “Bisogna evitare una catastrofe finanziaria”, ha dichiarato Obama.
DEFAULT USA SU PIANO ECONOMIA MONDIALE
Il peso di un possibile default grava anche sul piano dell’economia mondiale: con gli Usa che verrebbero immediatamente downgradati dalle principali agenzie di rating internazionali.
Il Fondo monetario internazionale e il presidente della Bce, Mario Draghi, hanno lanciato l’allarme: la situazione in America rischia di compromettere seriamente la ripresa globale. Uno scenario che nessuno, in tempi di crescita ancora timida dopo la più grave crisi del dopoguerra, può permettersi.
SHUTDOWN NEGLI STATI UNITI
Negli Usa intanto nel terzo giorno dello “shutdown” si sollevano ancora numerose proteste: la situazione si ripercuote non solo sui parchi e i musei che sono stati chiusi, ma anche nel settore delle Forze armate.
Infatti, il capo di Stato maggiore ha spiegato come la mancanza di fondi ha un impatto reale sulle quotidiane operazioni delle Forze Armate Usa.
A subire lo shutdown anche l’intelligence americana: il numero due dell’intelligence, James Clapper ha definito che la situazione è “da sogno” per i servizi segreti stranieri, in quanto la “chiusura” parziale dello Stato federale ha portato alla messa in congedo di circa il 70% degli 007 e del personale civile delle agenzie federali, dalla Cia alla Nsa.
Redazione