
E’ in corso oggi a Roma la Convention del Partito Democratico, convocata prima del congresso e delle primarie aperte per la segreteria del prossimo 8 dicembre. In apertura, il responsabile organizzativo Davide Zoggia ha reso noti i risultati delle 7.200 votazioni nei circoli democratici in Italia e degli 89 all’estero, a cui hanno partecipato 296mila cittadini pari al 55% degli iscritti. Il divario tra Renzi e Cuperlo, rispetto a quelli che erano i risultati comunicati lunedì scorso, è di sei punti percentuali e non nove.
Questi i risultati ufficiali: Matteo Renzi, 133.892 voti pari al 45,34%; Gianni Cuperlo, 116.454 voti pari al 39,44% Pippo Civati, 27.841 voti pari al 9,43%; Gianni Pittella, 17.117 voti pari al 5,8 per cento. A tenere però banco in questa giornata importantissima per il Partito Democratico sono le critiche e gli avvertimenti al governo arrivati in particolare dai due principali candidati alla segreteria, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo.
Ha sottolineato il sindaco di Firenze: “Il governo usi la nostra lealtà per poter essere efficaci negli investimenti; se no le larghe intese diventano solo il passatempo per superare il semestre Ue. Non possiamo farci dettare l’agenda dalla paura. Tocca a noi, ora tocca a noi”. Secondo Renzi, “il governo ha usato molto della nostra lealtà e pazienza; oggi è il momento di dire con forza che deve usare le nostre idee per essere efficace nelle scelte di politica economica, nelle riforme istituzionali, ma non faremo sgambetti”.
Stessi concetti espressi in qualche modo dal suo principale outsider, considerato il candidato del cosiddetto “apparato”: “C’è un governo che adesso non ha più alibi. E deve scuotere l’albero perché i frutti cadano a terra. Chiedo: c’è una sola ragione per cui dovremmo aspettare il 9 di dicembre? Visto che il tempo è scaduto e che a noi tocca riprendere per i capelli quanti semplicemente non ce la fanno più e stanno precipitando. E sono molti”.
Punzecchiature anche tra i due candidati, con Cuperlo che annota: “Se tra noi c’è chi pensa che la via – dopo vent’anni – sia privatizzare le ferrovie e la Rai, prelevare 4 miliardi alle pensioni lorde sopra i 3.500 euro, avere un contratto unico e abolire l’articolo 18, tenersi la riforma Fornero al netto degli esodati, sposare la flessibilità e col Sindaco d’Italia passare da un regime parlamentare a una Repubblica presidenziale, è giusto che lo dica. Ma è giusto dire – e io mi sento di dirlo qui – che quel disegno, quella visione, sono radicalmente sbagliati. Non possiamo essere il volto buono della destra. Poi si decida: non si può fare il sindaco di Firenze e il segretario del partito”.
Pronta la replica di Renzi: “Non ci rassegniamo ad essere dei numeri, dei codici fiscali, ma vogliamo essere protagonisti. A Cuperlo dico che le associazioni rendono l’uomo più forte e danno la gioia di vedere quanta gente onesta c’è per cui vale la pena volere cose nuove. Il governo usi la nostra lealtà per poter essere efficaci negli investimenti; se no le larghe intese diventano solo il passatempo per superare il semestre Ue. Non possiamo farci dettare l’agenda dalla paura. Tocca a noi, ora tocca a noi. Ha ragione Gianni Cuperlo a dire che non siamo il volto buono della destra, ma non possiamo essere neppure il volto peggiore della sinistra, quello che non ha fatto il conflitto di interessi e che ha mandato a casa Prodi”.
E mentre il candidato escluso dalle primarie, Gianni Pittella, spiega che aprirà a Matteo Renzi, il ‘terzo incomodo’ Pippo Civati mette in chiaro la propria posizione: “A Renzi e Cuperlo io dico che ora bisogna passare all’azione. Che fatta la legge elettorale, si puo’ tornare al voto. Di la’ sono spaccati, noi siamo invincibili. E non per votare le persone, ma per fare le cose”.
Alla convention è arrivato anche il messaggio del premier Enrico Letta: “Come sapete, ho scelto di rimanere fuori dal Congresso. Non potevo fare altrimenti. Le istituzioni prima di tutto: fa parte del mio modo di vivere la cosa pubblica. Fa parte, ne sono certo, dello stesso Dna del Pd. Rivendico questa scelta”. Ha poi aggiunto Letta: “Spero che le primarie siano una straordinaria prova di partecipazione. La risposta a chi grida e basta e fa leva sulle paure dei cittadini perché non ha altri argomenti se non quelli del populismo rabbioso. Più volte mi avete sentito ripetere che dalla crisi si esce solo insieme, riscoprendo le ragioni di una missione condivisa che abbia l’ambizione di costruire il futuro di questo paese. Un paese così fragile eppure così ricco di speranza e bellezza al quale sto dedicando tutto me stesso, cercando di onorare al massimo delle mie possibilità il mandato che il capo dello Stato e il Parlamento mi hanno conferito”.
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