
Una notizia che lascia interdetti quella che trapela dalla stampa indiana riguardo al caso dei due marò italiani, trattenuti in India perché accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel febbraio del 2012.
Secondo quanto rivelano i media indiani, i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone potrebbero rischiare una condanna che prevede la pena di morte.
E’ quanto ha reso noto la polizia investigativa indiana Nia che ha presentato un rapporto al Ministero degli Interni e nel quale accusa i due militari italiani in base ad una legge che prevede la pena di morte.
I due marò rischiano di essere perseguiti con la legge che reprime la pirateria marittima con la pena capitale. I media indiani sottolineano di aver ricevuto la conferma del rapporto dai ministeri degli Interni, Esteri e dalla stessa Nia.
Mentre dal fronte Nia pervengono solo dei “no comment” da parte delle fonti diplomatiche si ricorda “che la decisione finale spetta al giudice che dovrà formulare i reali capi di accusa”.
Il vice ispettore P.V. Vikraman della Nia interpellato dall’Hindustan Times ha detto: “Non posso commentare. Non sono in una posizione per poterlo fare”.
Tuttavia, lo scenario non è dei più rassicuranti, in quanto sullo sfondo del caso, vi è un forte contrasto tra i ministeri degli Esteri e degli Interni sulla vicenda: la legge approvata nel 2002 in conformità con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, sarebbe al centro dell’acceso dibattito fra i due ministeri, scrive Tgcom.
Ma sia il ministero degli Esteri,che degli Interni avevano assicurato all’Italia che il caso dei marò non rientrava fra quelli “rari tra i più rari” che prevedono l’applicazione della pena di morte.
La legge in discussione “Sua Act” riguarda gli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale” e prevede che “chi causa la morte di qualsiasi persona sarà punito con la morte”.
Tuttavia, l’incidente della Enrica Lexie è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, oltre le acque territoriali indiane ma all’interno della cosiddetta “zona di interesse economico esclusivo” su cui il Sua Act si applica.
Secondo le fonti della Nia, “i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. E siccome c’è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte”.
Redazione
LEGGI ANCHE:
Corteo a Roma per i Marò: “Tutti insieme nessuno indietro”