California, Lamborghini pagate con Bitcoin

La Lamborghini Tesla (Justin Sullivan/Getty Images)

Nei giorni scorsi, la Banca Centrale Cinese aveva lanciato un allarme sui Bitcoin, la moneta virtuale lanciata da un anonimo utente nel 2009 e il cui mercato sta crescendo in maniera esponenziale. Alla Cina si era accodata l’Autorità bancaria europea (Eba), che in una nota aveva spiegato: “I consumatori dovrebbero essere consapevoli del fatto che le piattaforme di scambio tendono ad essere non regolamentate e non sono le banche che detengono la loro moneta virtuale come deposito”.

L’Eba segnalava “casi di consumatori che hanno perso significativi quantitativi di monete virtuali , con poche prospettive di venire rimborsati”, ribadendo che “non esiste nell’Unione europea nessuna protezione specifica per salvaguardare i consumatori da perdite finanziarie nel caso in cui una piattaforma che scambia o detiene valute virtuali fallisca o chiuda”. Al contrario, gli analisti della Bank of America Merrill Lynch avevano definito i Bitcoin “uno dei più importanti mezzi di pagamento nell’e-commerce e un serio concorrente ai fornitori tradizionali attivi nel trasferimento”.

Nel dibattito tra istituti ed enti di controllo bancari, si inserisce un episodio che arriva dagli Stati Uniti, in particolare da un concessionario Lamborghini di Newport Beach, in California, che ha sostenuto in un primo momento di aver venduto, nelle scorse settimane, prima una Tesla S usata per 91,4 bitcoin, l’equivalente di 103.000 dollari, poi una Gallardo 2014 per 216,8433 bitcoin, ovvero circa 153 mila euro. Ma Pietro Frigerio, general manager della concessionaria californiana del noto marchio italiano, dopo aver venduto la Tesla, ha precisato: “È come se un cliente volesse acquistare un’auto pagando con lingotti d’oro o in euro. Noi accettiamo solo dollari. Quindi avrebbe dovuto uscire, cambiarli e solo a quel momento pagare”.

L’acquirente, dunque, avrebbe soltanto prenotato l’automobile in Bitcoin, per poi cambiare la valuta virtuale in dollari al momento del completamento dell’acquisto. Mistero invece per quel che riguarda il secondo acquisto: da alcuni documenti rilevati sul sito della concessionaria, vi sarebbe specificata soltanto la transazione in Bitcoin, mentre non risulterebbe alcuna conversione di denaro virtuale in dollari.

Redazione online