Stamina, secondo i Nas nelle infusioni non ci sono staminali

Davide Vannoni (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Nuove pesanti indiscrezioni rispetto alla validità del metodo Stamina sono emerse oggi da un’inchiesta del quotidiano ‘La Stampa’, che pubblica in esclusiva il rapporto dei Nas sui campioni di infusioni prelevati negli Spedali Riuniti di Brescia; secondo quanto afferma il reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri, nel consenso informato fatto firmare ai pazienti “si dichiara che le cellule somministrate possono essere leucociti del sangue, di solito mescolati ad altre componenti minori… oppure cellule più purificate quali le cellule mesenchimali estratte dal midollo osseo”. Inoltre, “la popolazione (cellulare) che si ottiene non è purificata, non è omogenea, non è una popolazione di cellule staminali”.

Inoltre, nel 2012, dopo la chiusura dei laboratori degli Spedali civili di Brescia, l’Aifa evidenziava come l’analisi condotta su alcuni campioni “farebbe supporre l’uso di siero fetale bovino nei terreni di coltura”. La notizia non era mai stata smentita da Stamina Foundation, ma ciò che secondo l’Aifa sarebbe grave è che “per ridurre i rischi di natura infettiva… il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in Paesi privi di Bse”, ma “nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti”. In sostanza, da questi rapporti si evince che le infusioni spesso non conterrebbero nemmeno cellule staminali, ma che anzi potrebbero contenere il cosiddetto “morbo della mucca pazza”.

Secca la replica arrivata dal presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni: “Siamo al ridicolo: il protocollo Stamina si basa sull’utilizzo di cellule staminali molto pure, che sono tra l’altro caratterizzate e documentate presso gli Spedali Civili di Brescia. La conferma è contenuta nelle cartelle biologiche di ogni paziente presso la struttura ospedaliera”. Secondo Vannoni, “ci sono i documenti presso gli Spedali di Brescia che contraddicono queste accuse”, invece, rispetto all’ispezione del 2012, “è stato diffuso un documento della Regione Lombardia nel quale si definiscono i risultati di tale visita ispettiva non corretti e si sottolinea come non siano stati raccolti i documenti relativi alla produzione delle cellule staminali”.

Redazione online