Web Tax. L’UE critica la norma: “Contraria alle libertà fondamentali”

Computer collegato a internet (Getty images)

Non sono bastate le modifiche apportate tra il 17 e il 18 dicembre scorso dalla commissione Bilancio della Camera dei Deputati per riscuotere il benestare dell’Unione Europea sulla Web Tax. La nuova imposta, regolamentata da un testo inserito nella Legge di Stabilità, è stata infatti aspramente criticata dalle istituzioni comunitarie e, in particolare, da Emer Traynor, il portavoce del commissario europeo per la Fiscalità. Secondo quanto affermato da Traynor, la nuova normativa – la quale prevede l’obbligo per le aziende italiane ed estere che operano in rete ed acquistano pubblicità, di aprire una partita IVA – sarebbe da considerarsi “contraria alle libertà fondamentali e ai principi di non-discriminazione” contenuti nei trattati sottoscritti dall’UE.

La web tax italiana, voluta dal presidente della Commissione Bilancio e deputato del Pd, Francesco Boccia, obbligava, nella sua bozza iniziale, tutte le ditte che si appoggiano a internet a rispondere al fisco nazionale tramite la sottoscrizione di una partita IVA italiana. Dopo alcune pressioni del nuovo segretario del Pd, Matteo Renzi, la clausola relativa alla partita IVA per le aziende estere è stata eliminata.

L’obbligo non è stato soppresso, tuttavia, per quanto riguarda l’utilizzo degli spazi pubblicitari, la cui compravendita dovrà risultare tracciabile agli occhi del Fisco italiano.

 

Redazione online