Stato-mafia, Palermo: corteo di solidarietà ai Pm. Di Matteo: “Manifestazioni spontanee più importanti dei silenzi”

Solidarietà a Di Matteo, immagini del corteo di novembre 2013 (screen shot youtube-tmnews)

Si sta svolgendo in queste ore il corteo a sostegno del pool, tra cui il Pm Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene, Vittorio Teresi e Roberto Tartaglia, impegnati nel processo sulla trattativa Stato-Mafia promosso dai cittadini, associazioni e organizzazioni sociali, politiche e sindacali a Palermo.

La manifestazione è partita alle 16h30 e ha sfilato per il centro cittadino per raggiungere il Palazzo di Giustizia: “C’è profonda preoccupazione che dietro i rabbiosi messaggi di morte di Totò Riina si nasconda una strategia più ampia ed oscura, che impone un’attenzione alta e permanente. Non possiamo rimanere indifferenti all’ escalation della violenza mafiosa nella nostra Città, cui bisogna opporre una mobilitazione dei cittadini attraverso altre manifestazioni che annunceremo”, viene scritto sulla pagina facebook dell’evento.

All’arrivo dei manifestanti davanti al Palazzo di Giustizia è intervenuto il pm Di Matteo: “Noi cercheremo di continuare a fare il nostro dovere nella consapevolezza che abbiamo un ruolo di servizio. Queste manifestazioni spontanee sono importanti anche più dei silenzi. Il magistrato politicizzato è un altro tipo di magistrato, non quello che sente il bisogno di venire tra la gente per ringraziare di fronte a queste manifestazioni. Ringrazio le associazioni antimafia, i cittadini e i giovani perché è importante il sostegno ricevuto in questi mesi da gente comune che evidentemente ha solo sete di verità. Il loro sostegno, la loro passione e il loro impegno è lo stimolo migliore, più autentico per cercare di andare avanti”, ha concluso Di Matteo

Al corteo ha preso parte anche il sindaco della città, Leoluca Orlando che afferma: “Noi siamo convinti che la trattativa Stato-mafia ci sia stata e non si possono accettare queste minacce vigliacche che vengono dai boss e che ci fanno schifo. Il presidente Napolitano dovrebbe dare un segnale molto forte, accettando di dare il suo contributo all’accertamento della verità, anche incoraggiando coloro che la stanno cercando”.

Tra i manifestanti anche l’ex magistrato Antonio Ingroia, leader di Azione civile che ha commentato duramente il mancato incontro tra la delegazione del Csm e i magistrati della Dda di Palermo: “Che il Csm oggi non abbia fatto un’ipocrita visita ai magistrati più esposti che indagano sulla trattativa Stato-mafia è stato più onesto e coerente rispetto a come il Csm si è comportato fino ad ora. Purtroppo non sono meravigliato. L’approccio burocratico che ha avuto da anni rispetto al tema dell’isolamento e della sicurezza dei magistrati più impegnati sul tema della lotta alla mafia, e soprattutto nei confronti di quelli che hanno toccato certi fili come mafia e politica, mafia e istituzioni, non è stato mai di sostegno ma di critica e denigrazione, di isolamento e talvolta persino di persecuzione”.

Ma Ingroia rilancia: “Non penso sia Totò Riina ad avere più paura del magistrato Nino Di Matteo, ma sono tutti gli impuniti e responsabili delle stragi del ’92-93 e della trattativa, mandanti a volto coperto che purtroppo non sono ancora stati individuati, perché coperti dalla politica che ha ostacolato in tutti i modi la procura di Palermo in tutti questi anni. Il pericolo di nuove stragi c’è, soprattutto in momenti d’instabilità politica come questo. In genere le stragi hanno una funzione stabilizzante, anche di un quadro politico come quello in cui viviamo con un governo dalle larghe intese che rischia di incrinarsi. Non penso che il pericolo numero uno sia Totò Riina o la mafia militare, quella dei colletti bianchi, dei mandanti esterni delle stragi rimasti finora impuniti perché protetti dalla politica”.

Infine sull’assenza di una posizione di Napolitano, come riporta tiscalinotizie.it, Ingroia sostiene che gli “interventi del capo dello Stato non sono incoraggianti. La politica ha un modo un po’ vile di affrontare la questione delle minacce ai magistrati, puntando il dito come se fosse una questione personale tra Riina e Di Matteo. La politica deve fare la sua parte in altro modo, cacciando dalle istituzioni chi ha ostacolato le indagini sulla trattativa e sta ancora al suo posto, anche molto in alto. Quando anche in passato ci sono stati interventi, anche a partire dal capo dello Stato, non sono certo stati di sostegno e incoraggiamento alla azione della magistratura”.

Redazione

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