Metodo Stamina, il ministro Lorenzin esprime la propria preoccupazione

Beatrice Lorenzin (Franco Origlia/Getty Images)

Intervenendo a margine dell’inaugurazione del Centro nazionale di alta tecnologia in oftalmologia dell’ospedale di Chieti, dove ha incontrato il padre della piccola Noemi, una delle bambine simbolo della cura attraverso il metodo Stamina, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha detto di essere “molto preoccupata”, in particolare “per la salute dei cittadini italiani e per queste famiglie che sono in condizioni di grandissima sofferenza”.

Ha aggiunto la Lorenzin: “La politica deve fare la politica e deve rispettare la scienza e il metodo scientifico. Come ministro devo vigilare che le cose vengano fatte nel rispetto delle regole e nel rispetto prima di tutto della salute dei cittadini”. Inoltre il ministro ha voluto ricordare che “come cura compassionevole Stamina non esiste”, sottolineando che “l’unica cosa che abbiamo oggi a disposizione è il verdetto del primo comitato scientifico, che ci ha detto che non è una cura. Vedremo cosa dirà la nuova commissione”.

Il padre della piccola Noemi ha invece denunciato: “Se un domani si verrà a sapere che dopo 18 mesi di sperimentazione questo trattamento era efficace, chi si prenderà la responsabilità delle morti di tutte queste persone?”. Intanto proprio sull’efficacia della cura si è espresso il tavolo tecnico composto da Nas, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti e Agenzia del Farmaco, sostenendo – secondo quanto riporta l’agenzia Ansa – che “non esiste documentata efficacia del metodo Stamina Foundation”.

Si legge ancora nei verbali: “Preoccupante la pratica di utilizzare cellule provenienti da un paziente e infuse in un altro paziente. Per quanto riguarda la dose di infusione, la si potrebbe definire omeopatica”. Intanto sui social network rimbalza la notizia di un uomo, Umberto Mattavelli, morto nei primi mesi del 2012 mentre era in cura con il metodo Stamina. Diversa la versione del presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni: “Umberto è mancato 15 giorni dopo la prima infusione a causa di una polmonite. Nulla a che fare con le cellule staminali, che iniziano a dare risultati circa un mese dopo l’infusione”.

Infine, arriva un nuovo appello alla sospensione di qualsiasi forma di sperimentazione del metodo Stamina da parte di Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni: “Dopo le ultime notizie allarmanti e un’indagine in corso, le Cell factory potrebbero chiedere un’ulteriore conferma da parte della magistratura per andare avanti con la produzione delle cellule necessarie per questo genere di terapie e le conseguenti infusioni”. Secondo la Gallo, “il Parlamento dovrebbe prendere la decisione di bandire il metodo Stamina da tutte le strutture pubbliche e private, poi se risultasse efficace si potrebbe eventualmente velocizzare l’iter di approvazione”.

Redazione online