Ddl province, primo via libera da Montecitorio

L'Aula della Camera dei Deputati (Foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Primo via libera, da parte della Camera dei Deputati al ddl province: i sì al provvedimento sono stati 277, i no 11, gli astenuti 7. Hanno votato a favore Pd, Nuovo centrodestra, Scelta civica, Per l’Italia. Non hanno invece partecipato al voto il Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che hanno anzi duramente polemizzato con i deputati di Sel, che a loro dire, restando in Aula al momento del voto per esprimere il proprio voto contrario, avrebbero garantito il raggiungimento del numero legale.

Fermamente contraria al provvedimento l’Unione Province Italiane, che attraverso il proprio presidente Antonio Saitta ha sottolineato come “il Governo e il Parlamento diranno che hanno abolito le province, ma la verità è che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perché con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini”. In particolare, l’Upi è contraria alle norme contenute nella legge di stabilità che impediranno di svolgere le elezioni previste in molte province per la prossima primavera: “Vietando ai cittadini di votare chi li amministrerà la legge di stabilità lede il diritto di voto libero, segreto, e non limitabile, sancito dall’articolo 48 della Costituzione”.

Nei giorni scorsi, Saitta – presentando uno studio condotto da Renato Mannheimer, secondo il quale gli italiani sarebbero a stragrande maggioranza contrari all’abolizione delle province – aveva affermato: “L’accanimento contro le Province e’ solo la risposta di una politica debole che, non volendo ascoltare le reali richieste del Paese, cerca di autoassolversi perche’ non e’ in grado di autoriformarsi. Ma il vero dramma e’ che per inseguire slogan che non sono nemmeno condivisi dai loro elettori, i politici stanno tagliando tutte le risorse delle Province destinate ai servizi essenziali. Quando le scuole resteranno chiuse e le strade non saranno piu’ curate, i cittadini andranno a protestare sotto il Parlamento”.

Redazione online