
Secondo quanto emerge da un rapporto presentato da Confindustria, nel 2012 l’Italia si trova al 16esimo posto in tutto il mondo come prelievi fiscali alle aziende, con il 65,8% degli utili che finiscono in tasse. Si tratta della più alta percentuale tra i paesi avanzati, con altre potenze dell’area Euro quali Francia, Spagna e Germania che si attestano rispettivamente al 64,7%, al 58,6% e al 49,4%.
Il calcolo è stato effettuato considerando il Total Tax Rate effettuato dalla Banca Mondiale, ossia l’ammontare delle imposte pagate da imprese con caratteristiche standard; dal calcolo sono escluse le imposte sui consumi e quelle raccolte dalle autorità fiscali sostitute d’imposta.
Il nostro paese risulta penalizzato anche per quanto riguarda la tassazione sulle retribuzioni e sul reddito aziendale, mancanze che rendono l’Italia meno appetibile agli investitori stranieri e limitano la competitività interna. Il prelievo sui redditi d’impresa è superiore alla media Ue: infatti, nel 2011, in Italia i profitti hanno comportato un onere fiscale complessivo pari al 2,8% del Pil contro una media del 2,6% nell’area Ue a 27 membri.
Secondo la nota del Centro Studi di Confindustria, lo spazio per ridurre questi deficit va trovato in una revisione della spesa pubblica e nella lotta all’evasione fiscale e contributiva.
Redazione