Il “Job Act” di Renzi piace all’estero: plauso del Financial Times

Matteo Renzi (getty Images)

Il noto quotidiano britannico di Financial Times nella sezione commenti ha pubblicato un editoriale intitolato “La scommessa di Renzi è un dado che vale la pena tirare” nel quale propone un elogio della nuova classe politica italiana: la “nuova generazione dei politici meno legati al vecchio sistema” rappresenta “la migliore speranza”.

Insomma, al quotidiano piace sopratutto il nuovo segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi per la proposta del Job Act per cui c’è molta attesa di conoscere meglio i dettagli del suo progetto “una proposta di 15 punti volta a promuovere l’occupazione attraverso la riforma del mercato del lavoro in Italia: “Per ora c’è molto di buono di quello che propone”.

Tra gli argomenti che hanno riportato un giudizio positivo ci sono le misure per ridurre il cuneo fiscale, elemento essenziale per attrarre investimenti esteri e la volontà di rendere il mercato del lavoro “più flessibile per i nuovi assunti” con l’introduzione di “un unico contratto caratterizzato dalla crescita graduale dei diritti con il passare del tempo”. Quelle del Job Act sono misure “che potrebbero aiutare coloro che non hanno impiego ad avere il giusto supporto per ritrovarlo”, sottolinea il quotidiano.

Tra i dubbi sollevati dal Financial Times, come riporta Tmnews, quello della criticità delle risorse che dovrà trovare Renzi per le sue riforme: “Il problema più grande è verificare se può concretizzarle” all’interno del governo delle larghe intese per cui il quotidiano sottolinea che “c’è chi si chiede quanto Renzi sia fedele al suo stesso piano; alcuni temono che sia solo un’abile mossa politica” con lo scopo di far spaccare il governo.

Il Financial Times incoraggia dunque la linea intrapresa dal giovane neosegretario: “L’impulso riformista di Renzi non deve fermarsi a metà strada. Quando presenterà il suo piano giovedì dovrà annunciare quello che ritiene necessario per trasformare il mercato del lavoro in Italia. Dovrebbe poi impegnarsi per queste proposte e spingere il governo Letta ad applicarle. Naturalmente potrebbe non riuscirci. Ma allora gli elettori saprebbero che è davvero diverso da coloro che hanno contribuito alla crisi dell’Italia”.

Redazione

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