
Il trend dei consumi, nel 2014, resterà negativo, assestandosi verso un calo dello 0,2%; contestualmente resterà invariata la pressione fiscale, sfiorando anche quest’anno il 45%; questo è quanto emerge da una ricerca del Centro Studi Confcommercio, presentata oggi.
Mariano Di Bella, il presidente del centro, ha spiegato che questo “è una cosa tragica. Non ci sembra che con le attuali carte si possa andare oltre lo lo 0,3%-0,4% del il Pil. E mentre tutti celebrano i segnali di ripresa vorrei ricordare che a novembre si sono persi 55 mila posti di lavoro”. Rispetto alle previsioni del governo, che parla di una crescita superiore all’1%, Di Bella ha chiosato: “Si tratta di una cosa che crede solo il governo per ora”.
“La ripresa è buona solo per le statistiche, non per le persone”, ha poi sottolineato Di Bella, intervenendo ad un convegno sull’apprendistato, aggiungendo che “c’è un fenomeno nuovo ed è la persistenza della pressione fiscale. Mi chiedo se qualcuno crede che il Paese possa continuare in queste condizioni a lungo”.
Per quanto riguarda l’apprendistato, si stima che ogni mese vengono confermati 3.000 contratti a tempo indeterminato da apprendista e ciò crea nuovi posti di lavoro stabili nel terziario. Secondo Bella, questo livello potrebbe essere anche potenzialmente raddoppiato precisando che questo può avvenire solo migliorando la fruibilità dell’apprendistato.
Le associazioni di categoria Federconsumatori e Adusbef ritengono che la previsione del calo dei consumi dello -0,2% sia ottimistica. Infatti, le associazioni stimano “che nel 2014 si prospetta un’ulteriore frenata del -1,1%” rispetto “alla caduta del -4,7% nel 2012 e quella del -3,4% nel 2013”.
“Vista la grave caduta della disoccupazione e la conseguente perdita di potere di acquisto da parte delle famiglie non siamo affatto ottimisti sulla crescita, seppur timida, del Pil, che si fermerà secondo le nostre stime attorno allo zero. Ancora peggiore è lo scenario che emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori relativamente ai consumi facendo toccare quota -9,2% nell’ultimo triennio ai consumi delle famiglie”.
Una percentuale che “equivale ad una caduta della spesa delle famiglie di circa 65,4 miliardi di euro”, si legge in una nota nella quale le associazioni evidenziano che “non ci sono più scuse né alibi per rimandare gli interventi doverosi e necessari al rilancio immediato del potere di acquisto delle famiglie, che non lo dimentichiamo dal 2008 ad oggi ha conosciuto una diminuzione impressionante del -13,4%”.
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