Concluso CdM, alle 20 al Senato governo Renzi alla prova dei numeri

Il CdM guidato da Matteo Renzi (Elisabetta Villa/Getty Images)
Il CdM guidato da Matteo Renzi (Elisabetta Villa/Getty Images)

A margine del voto sulla fiducia al Senato, si è svolta la seconda adunata del Consiglio dei Ministri del governo guidato da Matteo Renzi, dopo che in quella di sabato – avvenuta immediatamente dopo il giuramento davanti al presidente della Repubblica – erano stati assegnati gli incarichi ai ministri senza portafoglio

Secondo quanto reso noto da un comunicato di Palazzo Chigi, “il Consiglio dei Ministri si è riunito per dare il via libera, rispettandone la scadenza, alla costituzione in giudizio per motivi di inammissibilità rispetto al ricorso della Regione Piemonte contro la Corte dei Conti sul tema dei controlli dei conti dei gruppi regionali”.

La riunione del CdM si è resa necessaria, in quanto “il diritto a esercitare la costituzione in giudizio scade domani. Al termine, Matteo Renzi ha spiegato ai cronisti: “Il prossimo Cdm sarà dedicato alla scelta dei sottosegretari. Dopo si terrà la prima riunione operativa del Consiglio dei ministri”.

Cresce intanto l’attesa per il voto di fiducia al Senato, previsto dopo le 20.00 di oggi. Matteo Renzi dovrebbe incassare il voto favorevole, oltre che del suo partito, del Nuovo Centrodestra e diverse formazioni centriste. Contro voteranno Forza Italia, Sel, Lega Nord e Movimento 5 Stelle. In bilico la posizione dei 12 senatori dei Popolari per l’Italia, ma a quanto si apprende soltanto uno di loro, Maurizio Rossi, non dovrebbe partecipare al voto.

Va invece verso il voto contrario alla fiducia il Gal, come ha spiegato il senatore Vincenzo D’Anna a SkyTg24: “Il discorso che Renzi dovrebbe fare è molto complesso. Dovrebbe fare un discorso veramente rivoluzionario che non è fatto né di poltrone, né di strapuntini. Dovrebbe dire che lui rappresenta il punto di cesura tra le vecchie politiche stataliste, la visione socialdemocratica dello stato padrone”. D’Anna è esponente dell’ala campana del Gal, che nei giorni scorsi aveva aperto a Renzi. In bilico, infine, i voti dei sei senatori Pd cosiddetti “civatiani”.
Redazione online