
E’ stata discussa ed approvata ieri in sede di Parlamento Europeo la risoluzione presentata dalla parlamentare del Partito Socialista Europeo, la britannica Mary Honeyball, sulla questione del contrasto al fenomeno della prostituzione. Con il varo del provvedimento – una risoluzione non vincolante, quindi non tassativa per gli stati membri dell’Unione Europea – si considera il fenomeno della prostituzione in termini negativi, come una manifestazione della violenza di genere che discrimina la componente femminile e si invitano i firmatari ad adottare sanzioni nei confronti dei clienti delle prostitute.
Il voto in Parlamento ha visto contrapporsi i 343 favorevoli – tra i quali compaiono la gran parte degli europarlamentari italiani del Nuovo Centrodestra, di Forza Italia e del Partito Democratico – contro i 139 che hanno votato no e i 105 che si sono astenuti.
Il testo della risoluzione, anche in virtù dell’appartenenza della sua prima firmataria alla Commissione europea per i Diritti della Donna e l’Uguaglianza di Genere, è stato recepito dall’opinione pubblica in quanto provvedimento che tenta di arginare un fenomeno discriminante dal punto di vista del genere come è la tratta della prostituzione. Ma non sono mancate critiche proprio da parte di quelle associazioni e organizzazioni o figure che si occupano della difesa dei diritti delle donne e lavorano per il superamento delle dicotomie di genere che rigidamente informano le istituzioni sociali europee. E’ la dignità delle cosiddette “sex worker”, un entourage variegato che non è riconducibile alle sole vittime della tratta e che contraddice nella realtà delle pratiche di vita il principio secondo il quale la prostituzione è sempre il risultato di una coercizione, quella che verrebbe lesa con l’approvazione di questa risoluzione.
A prendere le parti delle sex worker è stato un gruppo di accademici europei che ha firmato una lettera indirizzata al Parlamento all’interno della quale si definisce inconsistente l’assunto da cui Honeyball parte per condannare e stigmatizzare l’attività lavorativa che implica un coinvolgimento dell’ambito sessuale. In Italia sono stati molti i gruppi che si sono opposti alla risoluzione; un esempio è offerto dal network digitale “Abbatto i muri” che in un articolo pubblicato sul web afferma: “Piuttosto che ragionare soprattutto di politiche economiche preventive, si è votato per la criminalizzazione dei clienti, il boicottaggio del sex working, la sottrazione di reddito alle persone, alle donne, che scelgono quel lavoro, la loro marginalizzazione, lo stigma, e la repressione che dovranno subire. Non c’è mai fine al peggio. […] Il Parlamento europeo stabilisce che tu sei vittima senza se e senza ma e dunque dovrai essere salvata perché questo è quello che loro ordinano. Cosa può mai esserci di più autoritario di questo?”.
Nicoletta Mandolini