
Se fino a oggi la polemica intorno al corteo di Roma di sabato scorso si era limitata, in qualche modo, a una discussione sulla funzionalità dell’introduzione di uno strumento come il codice identificativo per le forze di polizia e sugli abusi commessi dai singoli agenti nel corso del corteo, le parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano in conferenza stampa hanno di fatto attivato una dura polemica politica, con attacchi nei confronti del titolare del Viminale sia da destra che da sinistra.
Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, rilancia la richiesta del suo partito di dimissioni nei confronti del viceministro Filippo Bubbico e chiede ad Alfano di unirsi a questa proposta. Secondo La Russa, Bubbico “accusa gli agenti di pubblica sicurezza di ogni nefandezza,dedica solo un dolce scappellotto di tre righe ai violenti aggressori e (al contrario delle parole del ministro) chiede misure di identificazione per gli agenti mentre tace sul perché quasi nessun manifestante può essere identificato”.
“Se Alfano è sincero e ha un qualche peso politico faccia almeno trasferire Bubbico ad altro ministero” – ha spiegato Ignazio La Russa – “Altrimenti farà parte anche lui, parole di circostanza a parte, di chi fa la sponda alla sinistra radicale e ai violenti di ogni risma sempre pronti a scagliarsi contro chi in divisa difende la libertà dei cittadini per uno stipendio da fame”. Il ‘democratico’ Dario Ginefra si dice d’accordo con Alfano rispetto al lavoro svolto dalla polizia, ma sottolinea che “vietare cortei nel centro storico significa di fatto silenziare significativamente la voce delle manifestazioni, che oggi piu’ che mai vanno ascoltate con attenzione”.
Duro l’attacco di Paolo Cento, presidente dell’Assemblea Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà: “Invece di minacciare improbabili divieti, si occupi di una formazione adeguata degli operatori di ordine pubblico, per evitare nuovi abusi sui cittadini. E gli ricordo che il codice identificativo per chi opera in ordine pubblico è una scelta di civiltà a tutela di chi manifesta e anche a tutela delle stesse forze dell’ordine che agiscono con professionalità”. Sempre in Sel, Gennaro Migliore, presidente dei deputati del partito, ribadisce: “La garanzia delle manifestazioni è un diritto costituzionale, usare una polemica con noi per vietarle è aberrante”. Per Migliore, “criminalizzare il dissenso è un errore gravissimo, mentre affrontare il tema di garantire che non ci siano episodi di abuso della forza pubblica è un dovere civile”.
Giuseppe Gabriele Mastroleo