Papa Francesco pianta ulivo al Getsemani

Papa Francesco (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Papa Francesco (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Prosegue la visita di Papa Francesco in Terra Santa giunta al sua terza e ultima giornata d’incontri e preghiere nello Stato di Israele, dove il Santo Padre si è recato questa mattina al Muro del pianto e ha piantato un ulivo, simbolo della pace, nel giardino del Palazzo presidenziale di Gerusalemme, insieme al presidente israelinao Shimon Peres e un’altra pianta alle sede della Delegazione Apostolica.

Nel pomeriggio, il Pontefice si è recato all’Orto degli Ulivi, il Getsemani, dove anche qui ha piantato un ulivo al fianco delle piante millenarie e all’ulivo piantato da Paolo VI nella sua visita in Terra Santa nel 1964.

Il Papa ha incontrato i vescovi, sacerdoti, seminaristi e suore nella chiesa del Getsemani, accanto all’Orto degli Ulivi e, dopo avere venerato la santa Roccia dove secondo la tradizione Gesù si raccolse in preghiera prima del suo arresto, ha invita religiosi e religiose a fare un bagno di umiltà.

“Farà bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio Signore che soffre? Chi sono io?” ha detto il Santo Padre ponendo successivamente una serie di interrogativi.
“Sono di quelli che, invitati da Gesù a vegliare con lui, si addormentano, e invece di pregare cercano di evadere chiudendo gli occhi di fronte alla realtà? Mi riconosco in quelli che sono fuggiti per paura, abbandonando il Maestro nell’ora più tragica della sua vita terrena? C’è forse in me la doppiezza, la falsità di colui che lo ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha tradito Gesù?” prosegue Papa Bergoglio sottolineando che “mi riconosco in quelli che sono stati deboli e lo hanno rinnegato, come Pietro? Egli poco prima aveva promesso a Gesù di seguirlo fino alla morte; poi, messo alle strette e assalito dalla paura, giura di non conoscerlo. Assomiglio a quelli che ormai organizzavano la loro vita senza di lui, come i due discepoli di Emmaus, stolti e lenti di cuore a credere nelle parole dei profeti? Oppure, grazie a Dio, mi ritrovo tra coloro che sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l’apostolo Giovanni? Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza sembra finita, solo l’amore è più forte della morte. L’amore della madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù. Mi riconosco in quelli che hanno imitato il loro maestro e Signore fino al martirio, testimoniando quanto egli fosse tutto per loro, la forza incomparabile della loro missione e l’orizzonte ultimo della loro vita?”.

Il Santo padre ricorda poi che “l’amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori e i nostri tradimenti” e che “questa bontà del Signore non ci esime dalla vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Tutti noi siamo esposti, al male”.
“Avvertiamo la sproporzione tra la grandezza della chiamata di Gesù e la nostra piccolezza, tra la sublimità della missione e la nostra fragilità umana. Ma il Signore, nella sua grande bontà e nella sua infinita misericordia, ci prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel mare dello sgomento. Egli è sempre al nostro fianco, non ci lascia mai soli” continua il Pontefice che poi invita a “non lasciarsi vincere dalla paura e dallo sconforto, ma con coraggio e fiducia andiamo avanti nel nostro cammino e nella nostra missione”.

Il Santo padre ha poi preso parte alla Santa Messa al Cenacolo.
Papa Bergoglio raggiungerà poi l’aeroporto di Tel Aviv, dove alle 20:15 è previsto il volo per Roma.

Redazione

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