Presidenza della Commissione Ue: è sfida tra Junker e Schulz.

Martin Schulz(Getty images)
Martin Schulz(Getty images)

Il Partito Popolare europeo e gli euroscettici sono i due vincitori delle elezioni europee di domenica. Questi ultimi con oltre 140 parlamentari proveranno ad imporre un deciso cambio di direzione nelle politiche di Strasburgo, tentando di consolidare una tendenza alla revisione critica degli accordi stipulati in sede europea, con Francia e Regno Unito in primis a guidare la rivolta verso la guida germanocentrica della Ue. A fare argine saranno i conservatori del Ppe che lasciano sul campo 62 seggi rispetto alla precedente legislatura e si aggiudicano 212 seggi. Il Pse si ferma a 186 ma ottiene la sua migliore performance con il Partito Democratico di Matteo Renzi in Italia, mentre in Germania l’Spd è il secondo partito alle spalle della Cdu di Angela Merkel. Il risultato del Ppe spinge il loro candidato, il lussemburghese Jean-Claude Junker, a chiedere la presidenza della Commissione Ue. Per Martin Schulz “Il partito di Juncker ha il diritto di cercare una maggioranza. Ma anch’io prenderò l’iniziativa per formare una. Basta con questa strategia basata sul calcolo matematico, è ora iniziare con la politica”. Siamo quindi alle prime schermaglie di una “Grosse Koalition“ dove niente è scontato, tranne la pressione degli euroscettici sui due candidati. Schulz manda un chiaro segnale al leader del Ppe “Se Junker vuole parlare con noi è benvenuto. Attendo che prenda l’iniziativa” e giura che gli impegni assunti in campagna elettorale saranno rispettati: “L’Europa ha bisogno di più giustizia. Siamo un parte molto ricca del mondo con una distribuzione della ricchezza davvero ingiusta. Lasciate che vi ricordi quello che abbia detto durante la campagna elettorale. Specialmente per noi tedeschi è importante. Non ci possono essere in Europa sei milioni di giovani uomini e donne senza lavoro. Un’intera generazione che pagherà con il suo futuro una crisi creata da degli irresponsabili. Voglio combattere contro la disoccupazione giovanile”.