
Matteo Renzi coglie l’occasione dell’Assemblea nazionale del PD per rilanciare il tema delle riforme, intese come elemento caratterizzante e indissolubile con l’identità stessa del partito. La linea è quella già indicata dal premier nella direzione PD all’indomani delle europee, con un agenda politica che impone scadenze a ritmo serrato: entro giugno c’è da affrontate – e sciogliere – il nodo Giustizia e quello sulla lotta alla corruzione, oltre al programma sulla semplificazione fiscale. Entro luglio e al più tardi in agosto la tabella di marcia dell’Esecutivo contempla la riforma elettorale – il così detto Italicum – la riforma costituzionale del Senato oltre ai temi in primo piano del job act e della spending review.
Ma la vittoria alla europee impone più di un riferimento alla “questione europea” se non altro perché l’esito plebiscitario delle 25 Maggio nasce sul rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Il 40% ottenuto nel confronto elettorale permette al PD- e per certi aspetti impone – precise ambizioni, a cominciare dal rinnovamento delle politiche europee: “Il nostro modello d’Europa cambia le regole – dice Renzi -. Se non siamo nelle condizioni di modificare l’impostazione dell’Europa, è una delle più grandi occasioni che abbiamo perduto. Chi si candida alla guida della Commissione può dirci cosa propone? Il Pd va in Europa non per farsi spiegare cosa deve fare. Ma per proporre con rispetto delle soluzioni che parlino di più alle imprese e alle famiglie e un pò meno a chi vive di rendita”. Sul tema dell’immigrazione il premier si concede una digressione breve ma significativa: “Chiediamo all’Europa di gestire l’operazione Mare Nostrum, che vi sia una corresponsabilità non economica ma politica” nella gestione dell’emergenza immigrazione”. Mercoledì è atteso a Roma il presidente del Consiglio d’Europa Herman Van Rompuy. Sarà l’occasione per il premier di iniziare un confronto su una temi di primaria importanza tanto in termini di rapporti all’interno della Ue quanto in termini di autorevolezza e credibilità dell’Esecutivo.
Sul fronte interno premier appare consapevole sul carico di lavoro che attende a breve lil Governo: “Nel breve periodo, abbiamo un elenco imbarazzante di cose da fare: la riforma Pubblica Amministrazione, che si collega alla riforma del terzo settore”. Sulla riforma della Giustizia il premier sottolinea: “ Pd è quel partito che non ha paura di vincere la sfida sul garantismo, noi siamo garantisti sul serio. Non è accettabile l’idea che un avviso di garanzia sia sufficiente a mandare a casa un esponente politico. Ma con la stessa franchezza dobbiamo dire che se uno di noi patteggia per un’operazione di finanziamento illecito gli chiediamo un passo indietro”. Il premier insiste sul punto: “ Sul tema della Giustizia, sconti a nessuno: se tra noi c’è qualcuno che sbaglia e non c’è fumus persecutionis, siamo pronti a votare l’arresto anche se siamo in campagna elettorale. Tuttavia, assicura il premier “non abbiamo paura nel dire all’Associazione Nazionale Magistrati che non è un attentato all’indipendenza delle toghe mettere un tetto ai loro stipendi. Alla magistratura – continua il premier – chiediamo di rispettare ogni norma a tutela dell’imputato, nel rispetto della Costituzione. Noi vogliamo una Giustizia che funzioni, ma anche una Giustizia giusta”. Riguardo ai recenti scandali che hanno toccato lo stesso Pd dice: “Se c’è qualcuno tra di noi che ha notizie di reato, salga i gradini di un Palazzo di Giustizia e vada a raccontarlo ai magistrati”.
Il premier prosegue: “Ieri abbiamo licenziato il primo blocco per la semplificazione fiscale. Ed entro fine luglio dobbiamo avere il coraggio di fare un provvedimento sulle infrastrutture in Italia – annuncia ancora Renzi -. L’apparato infrastrutturale si è basato su regole astruse e su sistemi di controlli che erano sistematicamente elusi. Saremo nelle condizioni di affrontare questa sfida solo se interverremo sul codice degli appalti e intervenendo per sbloccare opere bloccate da anni, che favoriscono varianti d’opera” Il premier promette: “Il nostro intervento sulle infrastrutture sarà uno degli interventi più forti della storia d’Italia”.
La scuola rimane un tema fondamentale per Renzi: “Dalla crisi esci se prendi il 40,8% e fai una sfida sulla scuola, se hai il coraggio di fare l’unica grande vera rivoluzione, che è quella educativa, partendo dalla scuola”. E all’assemblea promette che “entro luglio” il Governo interverrà sulla questione con un provvedimento di legge. “Educare gli italiani per educare noi”.
Infine a settembre, dopo la riforma della legge elettorale, sarà il momento di realizzare “ un impegno preso durante le primarie, un impegno vincolante e lo faremo d’accordo con esponenti maggioranza e parlamento: quello sui diritti civili”
Il programma di Governo coinvolgerà la Rai sulla quale “ la discussione va aperta sul serio. La Rai”, insiste Renzi “deve essere servizio pubblico e non concorrenza al privato” Sulla realtà interna il premier l’analisi del premier è inequivocabile: “In questi anni i partiti sulla Rai hanno ceduto spesso a un atteggiamento: quello di pensare di avere un ruolo, di giocare un piccolo potere con la politica che si è fatta presenza forte persino nelle carriere dei giornalisti interni. Siamo a un bivio: basta col piccolo cabotaggio e la tribuna da offrire al politico di turno, né può finire in pasto al sindacato che vive una sua realtà parallela. Con quel numero di dipendenti, quel numero di sedi regionali e quel potere pervasivo della politica non andiamo da nessuna parte”.
Redazione