
Di fronte al rischio di diffusione del virus Ebola (EVD), le autorità internazionali si stanno attrezzando per contenere l’emergenza.
Infatti si apprende che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e i presidenti dei Paesi dell’Africa occidentale colpiti dall’epidemia hanno deciso di stanziare un piano di lotta da 100 milioni di dollari (75 milioni di euro) contro la malattia.
Secondo gli ultimi dati dell’Oms, i paesi più affetti dall’epidemia sono al momento, Guinea (Conakry), Liberia e Sierra Leone, da quando nel mese di dicembre si è diffuso il virus. Dall’inizio dell’epidemia ci sono stati 1323 casi censiti in Africa tra i quali 726 morti di cui 57 negli ultimi quattro giorni.
Una situazione di emergenza che ha provocato uno stato di allerta in alcuni paesi occidentali dove vi è il rischio di diffusione collegato al turismo e all’immigrazione come in Gran Bretagna e Stati Uniti.
RISCHIO DIFFUSIONE E PRECAUZIONI IN ITALIA– Sul fronte dell’Italia, il ministero della salute ha rassicurato sul fatto che la penisola è attrezzata per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia e per contenerne la diffusione.
In una nota, il ministero della salute italiano ha precisato che l’OMS e il Centro Europeo Controllo Malattie dell’Unione Europea non raccomandano a tutt’oggi misure di restrizione di viaggi e movimenti internazionali in relazione all’epidemia di EVD in Africa occidentale.
Il ministero ha inoltre ricordato che l’Italia continua ad aggiornare in tempo reale le disposizioni per il rafforzamento delle misure di sorveglianza nei punti di ingresso internazionali compresi porti e aeroporti presidiati dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera.
Per quanto riguarda il settore navale, il ministero assicura che sono state date indicazioni affinché il rilascio della libera pratica sanitaria alle navi che nei 21 giorni precedenti abbiano toccato uno dei porti dei Paesi colpiti, avvenga solo dopo verifica, da parte dell’USMAF, della situazione sanitaria a bordo.
Inoltre, nel caso degli aeromobili è stata richiamata la necessità della immediata segnalazione di casi sospetti a bordo per consentire il dirottamento dell’aereo su uno degli aeroporti sanitari italiani designati ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale 2005.
Il ministero ricorda che in caso di rischio remoto di importazione dell’infezione, l’Italia a differenza di altri Paesi Europei, non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti e che altri paesi europei stanno implementando misure di sorveglianza negli aeroporti.
Per quanto riguarda il caso degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare, il ministero evidenzia che nel caso di persone affette, i sintomi della malattia inizierebbero a manifestarsi durante la navigazione e che pertanto sarebbero individuati dal personale sanitario prima dello sbarco, come sta già avvenendo nei controlli attivati nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum.
Infine, in merito alla diffusione attraverso i canali dei turisti e dei viaggiatori nelle zone colpite, il ministero ricorda che il rischio sarebbe molto basso se vengono seguite alcune precauzioni come ad esempio, evitare il contatto con malati e/o i loro fluidi corporei ed evitare il contatto con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti.
Il ministro, in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana, raccomanda di evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, di lavare e sbucciare sempre la frutta e verdura prima del consumo e di lavarsi frequentemente le mani.
VACCINO– Intanto si apprende che a partire dal mese di settembre prenderanno il via i primi test sull’uomo di un vaccino contro il virus Ebola negli Stati Uniti.
Secondo quanto riporta l’Ansa, citando il sito della Cnn, le sperimentazioni sono state condotte dal National Institute of Health americano che sta lavorando su due diverse versioni del vaccino.
Inoltre, la stessa agenzia federale avrebbe ottenuto buoni risultati sui primati prima di avviare la sperimentazione sull’uomo: “Stiamo lavorando con l’Fda per avviare la prima fase dei trial il più presto possibile. I primi risultati potrebbero arrivare già all’inizio del prossimo anno” ha dichiarato Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) -.
Secondo le indiscrezioni, alcuni ricercatori avrebbero invece chiesto che sia sperimentati le terapie e il vaccino sugli operatori sanitari attivi nelle zone colpite: nella prima fase si prevede la somministrazione a persone sane per verificare la presenza di effetti collaterali gravi e nel caso contrario potrà essere avviata la seconda fase che ne prevede l’efficacia.
Redazione
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