Siria, più di mille jihadisti uccisi a Kobane nelle ultime ore

Syrian Kurds Battle IS To Retain Control Of Kobani
attacco contro l’Isis a Kobane (Kutluhan Cucel/Getty Images)

In Siria da giorni gli uomini di Al Baghdadi si dimostrano vulnerabili dinanzi alla controffensiva dei curdi. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo più di 100 jihadisti dello Stato Islamico sarebbero stati uccisi negli ultimi tre giorni dalle unità che difendono la città di Kobane, in Siria. Tra i morti ci sarebbero anche miliziani che appartengono alla «polizia religiosa» dell’Isis. Questi ultimi provenienti da Aleppo e Raqqa la roccaforte dello Stato Islamico in Siria con lo scopo di imporre i precetti religiosi dell’Isis nei territori conquistati dallo Califfato. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, ha inoltre diffuso i dati sui morti nel Paese in ottobre: oltre seimila persone di cui 250 bambini. Le prime notizie riguardanti le perdite inferte alle milizie dello Stato Islamico furono diffuse dall’account Twitter “Wikileaks Stato al Baghdadi” circa un mese fa quando sembrava che la città curda stesse per cedere sotto l’assedio dello Stato Islamico. Gli jihadisti uccisi nei combattimenti nel tentativo di prendere la città al confine con la Turchia erano “più di 1.000” si lesse sull’account e, visto l’evolversi degli eventi intorno a Kobane, le stime oggi non sembrano sopravvalutate. Su Twitter si parlò allora del tradimento da parte di uno jihadista che avrebbe rivelato ai curdi informazioni sugli spostamenti e le postazioni degli jihadisti. Finora la coalizione ha effettuato più di 600 attacchi finora in Siria e in Iraq con lo scopo di rallentare l’avanzata dei jihadisti e permettere all’esercito iracheno e all’opposizione moderata in Siria di riorganizzarsi.
Oggi diverse migliaia di curdi sono scese in piazza in Turchia per sostenere i combattenti che difendono la città siriana di Kobane, Le manifestazioni, organizzate Partito Democratico del Popolo il principale partito a sostegno della causa curda si sono svolte in diverse città del Paese. La più importante si è tenuta a Diyarbakir, la roccaforte della Turchia curda, nel sudest del Paese, a cui hanno partecipato circa 15mila persone. A Istanbul sono scese in piazza un migliaio di persone, arrivando fino a piazza Taksim, simbolo della rivolta del Gezi Park iniziata del maggio 2013 contro Recep Tayyip Erdoğan. Il corteo ha sfilato controllato da un imponente schieramento di forze dell’ordine.I raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico hanno spianato la strada ai peshmerga curdi iracheni a Kobane. I rinforzi, 150 miliziani sono giunti ieri sera dal Kurdistan iracheno mentre gli aerei della coalizione internazionale attaccavano contro le posizioni jihadiste nel sud e nell’est dell’enclave curda in Siria. I  blindati curdi sono avanzati  grazie agli attacchi aerei che colpiscono gli obiettivi più vicini dello Stato islamico nella parte meridionale e occidentale di Kobane dove è in corso lo schieramento delle forze. Per John Kirby, il portavoce del Pentagono, i raid stanno «interrompendo» le operazioni dell’Isis in perchè creano continue difficoltà negli approvvigionamenti. Tuttavia, ha ammesso Kirby, qualsiasi operazione offensiva contro gli estremisti «è ancora lontana». Le difficoltà paventate da Kirby sembrano trovare conferma nelle notizie delle ultime ore secondo cui l’organizzazione terroristica Al Nusra – collegata ad Al Qaeda – con il sostegno di altri gruppi radicali isalmici avrebbe strappato ai ribelli del Free Syrian Army – il Fronte dei Rivoluzionari Siriano di Jamal Maarouf ostile presidente siriano Bashar al-Assad – l’ultima roccaforte che l’organizzazione a Idlib, nella Siria nord-occidentale.

ADB