Inchiesta P3, rinviati a giudizio Denis Verdini e Nicola Cosentino

Denis Verdini (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Denis Verdini (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Il senatore di Forza Italia, Denis Verdini, e l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma, Paola Della Monica, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta loggia P3, che i pm definiscono come un’associazione caratterizzata “dalla segretezza degli scopi, dell’attività e della composizione del sodalizio e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonchè apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”.

Stralciata, con aggiornamento al prossimo 3 dicembre, la posizione di Marcello Dell’Utri, tra i fondatori di Forza Italia. Si tratta di un filone dell’inchiesta che vede coinvolte altre 17 persone, tra cui l’uomo d’affari Flavio Carboni, il giudice tributario Pasquale Lombardi, l’imprenditore Arcangelo Martino e l’ex primo presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone. Per loro, la prossima udienza è prevista il prossimo 10 novembre.

Fu proprio l’apertura di un’indagine nel maggio 2010 contro il faccendiere Carboni, per concorso in corruzione nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’energia eolica in Sardegna, a portare alla luce le trame segrete di un’associazione che riusciva a fare pressioni su giudici e politica, oltre che a concludere affari, mettendo insieme – secondo l’accusa – una vera e propria associazione per delinquere finalizzata a realizzare una serie indeterminata di delitti, alla corruzione, all’abuso d’ufficio, all’illecito finanziamento dei partiti e alla diffamazione.

Violata anche la legge 17 del 25 gennaio 1982, nota come legge Anselmi, che considera come associazioni segrete, quindi “vietate dall’articolo 18 della Costituzione, quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonche’ di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”.

Il caso Caldoro

Mentre Verdini e Dell’Utri devono rispondere delle accuse di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi, diversa è la posizione di Cosentino, il quale è invece accusato di diffamazione e violenza privata per aver messo in modo una vera e propria macchina del fango, col solo obiettivo di screditare l’attuale governatore della Regione Campania Stefano Caldoro, al fine di escluderlo dalla lista dei candidati del Pdl. I fatti risalgono al 2010, quando l’esponente socialista del centrodestra campano era nella rosa dei papabili a essere candidato come presidente della Regione; Cosentino, arrestato lo scorso aprile, insieme ai suoi due fratelli, per i loro presunti legami con il clan dei Casalesi, secondo l’accusa, avrebbe compiuto una vera e propria azione di dossieraggio illegale per prendere il posto di Caldoro come candidato a Governatore.

 

GM