La bugia più grande: “Mi devo laureare”. Poi il suicidio

Un'auto della polizia (Foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Un’auto della polizia (Foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Per anni aveva raccontato bugie su bugie, sostenendo di aver sostenuto molti esami e raccontando a parenti e amici che la sua laurea, presso la facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma, a cui era immatricolato dal 2009, si stava avvicinando. Un mese fa era tutto pronto per i festeggiamenti, ma il ragazzo, un 28enne del quartiere Montesacro, a Roma, aveva tergiversato: laurea rinviata di un mese.

11 novembre 2014, ore 15 nell’aula magna della Facoltà. Poi una notte insonne e la tragica decisione, all’alba di ieri: il giovane si è infatti lanciato nel vuoto dal quarto piano; troppo forte l’onta per sé e per i suoi genitori, due commercianti che esibivano come esempio e modello il figlio che stava per conseguire la laurea. In realtà, il ragazzo era rimasto indietro con gli studi. A scoprire quanto avvenuto, il fratello – che aveva notato una finestra aperta nel salone di casa e affacciandosi aveva scoperto il cadavere del proprio congiunto quattro piani più in basso.

Il padre, interrogato dagli agenti del commissariato di Fidene, aveva ribadito: “Mio figlio non era affatto depresso. Al contrario, proprio oggi avrebbe dovuto sostenere alle 15 la discussione della sua tesi di laurea in Ingegneria”. Sono stati gli agenti a insospettirsi e a chiedere una rapida verifica da cui è emersa la tragica verità: quella di una vita spezzata di fronte all’incapacità di evitare ai propri cari un dispiacere, che però oggi è per tutti ben più grande di una laurea che forse non sarebbe mai arrivata.

 

GM