
Con la sconfitta delle elezioni di medio termine del 4 novembre, Barack Obama ha perso il controllo su Camera e Senato e su tutta la politica interna Usa. L’attenzione del presidente americano si concentra quindi sulla politica estera. Obama è oggi in Myanmar, dove incontrerà il presidente Thein Sein in occasione dell’East Asia summit. Ma la priorità principale resta la Siria e il problema della lotta all’Isis, il sedicente stato islamico. Dopo una serie di colloqui con la sua squadra di addetti alla sicurezza nazionale, il presidente Obama starebbe decidendo un netto cambio di strategia,. La dottrina anti Isis, inizialmente, prevedeva di concentrarsi sull’Iraq (raid aerei iniziati l’8 agosto) e successivamente sulla Siria. Si puntava all’addestramento dei ribelli siriani moderati, la forza militare che ha guidato la ribellione contro Damasco. Però, con questa che combatte su due fronti (da una parte contro le forze del presidente siriano Bashar al-Assad e dall’altra contro gli estremisti dello Stato islamico) si è capito che la strategia non è più sostenibile. Obama e il suo staff hanno così realizzato che l’unico modo per sconfiggere l’Isis è una transizione politica in Siria, con la destituzione del presidente Assad, in maniera simile a quanto avvenne con Saddam Hussein in Iraq. Sul piano militare, tra le ipotesi discusse si parla di una no-fly zone al confine con la Turchia è un’accelerazione sul piano di addestramento e reclutamento dei ribelli siriani.
C.M.