Standard&Poor’s avverte: l’Eurozona rischia una terza recessione

La sede di Standard & Poor's (EMMANUEL DUNAND/AFP/GettyImages)
La sede di Standard & Poor’s (EMMANUEL DUNAND/AFP/GettyImages)

Un preoccupante scenario per l’economia europea è stato delineato oggi dall’agenzia americana di rating Standard&Poor’s: “Avvicinandoci al 2015 dobbiamo riconoscere che la ripresa ha perso molto slancionell’Eurozona e i rischi di una terza recessione “sono aumentati”. Sono le parole allarmanti pronunciate oggi da Jean-Michel Six, capo economista Emea (Europe, Middle East, Africa) di Standard&Poor’s.

“I dati dell’Eurozona”, oggi rivisti al ribasso dalla Bce, “non sono così incoraggianti”, ha detto Jean-Michel Six. L’economista ha spiegato che l’economia della zona euro ha avuto un “rimbalzo” a “metà del 2012” e “un picco nel primo trimestre del 2014”, tuttavia, “ora la crescita ha perso un po’ di slancio e ha rallentato, con tendenze irregolari nei vari Paesi“. Anche l’economia tedesca, finora locomotiva d’Europa, sta perdendo colpi. “Avvicinandoci al 2015 – ha aggiunto Six – dobbiamo riconoscere che la ripresa ha perso molto slancio e i venti che la spingono sono diventati molto deboli”, la conseguenza è un aumento dei rischi di quello che viene chiamato “triple dip” ovvero una terza recessione. Una prospettiva spaventosa in una zona euro fortemente indebolita da anni di crisi economica e alta disoccupazione, con conseguenze sociali imprevedibili.

“I rischi di un triple dip sono aumentati. “Dopo quelle del 2009 e del 2011, questa sarebbe la terza recessione ed avrebbe un effetto deleterio dal punto di vista geopolitico”, è il lapidario ma eloquente commento dell’economista di Standard&Poor’s. Comunque, Six ha subito precisato che nonostante i rischi siano aumentati, l’agenzia di rating non prevede una nuova recessione per l’Eurozona, ma i rischi “non vanno sottovalutati”. “Le nostre previsioni per il 2015 e il 2016 dicono che eviteremo un nuovo triple dip”, ha detto l’economista, sollecitando al contempo l’Europa ad adottare una progettazione economica di lungo termine che le consenta di “cambiare marcia” dopo un lungo periodo di crescita debole che va avanti dal 2008, inizio della crisi economica internazionale. Il cambiamento dipenderà dalla “ripresa degli scambi mondiali”, dalla “politica monetaria” della Bce, alla quale Six ha sollecitato “misure non convenzionali” entro il 2014, dall’andamento dei consumi e dagli investimenti delle imprese.

Per far ripartire l’economia europea “servono programmazione su investimenti e infrastrutture, serve una visione“, ha incalzato l’economista di Standard&Poor’s, citando l’esempio del progetto europeo della sonda Rosetta, atterrata ieri su una cometa, per la prima volta nella storia delle missioni spaziali. “Questo è un progetto partito nel 2004 che dopo dieci anni ha dato risultati spettacolari – ha osservato Six -, a cui tutti hanno contribuito e fatto solo da europei, senza aiuti dagli Usa o dalla Russia”. E’ questo dunque lo sforzo chiesto ai governi europei, rigoristi tedeschi permettendo.

V.B.