Violenza donne: fenomeno strutturale e culturale

Murale contro la violenza sulle donne (PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE  - Getty Images)
Murale contro la violenza sulle donne (Filippo Monteforte – Getty Images)

Si celebra oggi la giornata internazionale contro la violenza sulle donne promossa dalla Nazioni Uniti, nel 1999, occasione in cui in Italia le istituzioni hanno promosso una serie di iniziative e appuntamenti per parlare del fenomeno spaziando dal tema della discriminazione, all’educazione fino a quello degli stereotipi e i femminicidi. Una violenza che assume varie forme da quella fisica a quella psicologica e sociale, per cui lo stesso segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon si era impegnato a cercare dei finanziamenti da destinare al Fondo fiduciario per porre fine alla violenza contro le donne, attraverso percorsi mirati a campagne di sensibilizzazione e di reinserimento di donne vittime di violenze.
Nel suo messaggio di oggi, Ban Ki Moon ha ribadito come “la violenza sessuale e di genere costituisce la forma più estrema della globale e sistematica ineguaglianza sperimentata da donne e ragazze, che non conosce confini geografici, socio-economici o culturali”, ricordando tra l’altro anche il caso delle giovani studentesse nigeriane, rapite dai terroristi Boko Haram ed altre vicende attuali. Il tema sarà dunque “Colora di arancione il tuo quartiere”, perché quest’anno l’Onu punta alla sensibilizzazione e sia la sede Onu a New York, il Palazzo di Vetro che l’Empire State Building saranno illuminati d’arancione. “Tutti abbiamo un ruolo da svolgere, e vi chiedo di giocare il vostro. Se restiamo uniti nelle case, nelle comunità, nei paesi e nel mondo, possiamo sfidare discriminazione e impunità ed eliminare le idee e le tradizioni che incoraggiano, ignorano o tollerano quella disgrazia globale che rappresenta la violenza contro donne e ragazze”, ha poi concluso il segretario Onu.

Femminicidio

Tornando in Italia, a Roma, nella sede della provincia, Palazzo Giustiniani, è stato promosso un convegno internazionale dal titolo “Stop gender based violence by improving women’s life”, al quale ha preso parte il presidente del Senato Piero Grasso che ha parlato del fenomeno sempre più crescente del femminicidio, per cui secondo un ultimo rapporto Eures è in aumento nel 2013 in Italia, rappresentando ben un terzo degli omicidi totali. Anche se, secondo i dati del 2014, i femminicidi sarebbero in calo dell’8% passando da 179 omicidi di donne a 152, mentre sarebbero in aumento gli abusi e le violenze. Tanto che la Polizia ha promosso una campagna di prevenzione, intitolata “La Polizia a difesa della donna”, con la collaborazione di diverse associazioni per affrontare il femminicidio.
Grasso ha pertanto evidenziato che è “essenziale garantire alle vittime una protezione efficace sin dai primi atti penalmente rilevanti” in modo da “prevenire offese ulteriori e più gravi”. Inoltre, ha aggiunto Grasso, è importante facilitare la denuncia di sopraffazioni, che “in troppi casi vengono tenute nascoste dalle stesse vittime per paura o vergogna”.
Un doppio binario sul quale le istituzioni e le autorità sono chiamate a confrontarsi, in quanto troppe volte, molte donne che hanno denunciato percussioni sono state abbandonate e rimaste vittime.

Violenza psicologica

Il tema deve essere per Grasso “una battaglia di tutti coloro che credono nell’eguaglianza, nei diritti della persona e nella democrazia”, in quanto proprio sulla discriminazione di genere “si misura il grado di civiltà di una comunità”.
Ma il presidente del Senato ha voluto anche sottolineare che non si tratta di una questione solo fisica, ma anche psicologica, mirata ad annullare l’identità psicologica della donna, che si rivela essere appunto “una violenza di genere”.
Per cui ha tenuto a fare presente Grasso che nonostante la ratifica della convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, fatta l’11 maggio 2011, “occorre nel contempo acquisire la consapevolezza che la violenza contro le donne è socialmente, prima ancora che penalmente, inaccettabile”.

Educazione culturale e ruolo delle istituzioni

In aula della Camera, la presidente Laura Boldrini ha tenuto un discorso nel quale citando i dati sui femminicidi ha commentato che “rimangono dati impressionanti”, definendoli “una strage che prosegue inesorabile, metodica, indisturbata, e che si consuma spesso all’interno di un contesto familiare o affettivo”. Per la Boldrini ciò significa che vi è “un carattere strutturale e dunque culturale che affonda le sue radici in antichi ma persistenti pregiudizi e stereotipi”, per cui “in mancanza di un profondo cambiamento del nostro modo di pensare, di parlare, di guardare, nulla potrà fare neanche la normativa più repressiva”. Tanto che la presidente della Camera ha ricordato che il fenomeno prende forma in una dimensione culturale ed educativa che premia la sotto rappresentazione e la rappresentazione offensiva della donna. Oltre alla ratifica della convenzione di Istanbul, la Boldrini ha anche ricordato che le Camere “hanno approvato nel 2013 un decreto-legge che ha introdotto nuove norme per la repressione di tali odiosi reati, inserendovi nel corso dell’iter parlamentare ulteriori e significative disposizioni”, auspicando continuità sul piano della prevenzione innanzitutto a partire dalle scuole. “Tutte le Istituzioni – Parlamento, Governo, regioni, enti locali – sono chiamate ad un ulteriore salto di qualità nel contrasto a questo fenomeno. Servono sforzi sul piano del reperimento delle risorse, su quello del sostegno a tutte le associazioni impegnate su questo fronte e sul piano del coordinamento delle azioni e delle iniziative”.

Dello stesso avviso anche il Ministro per le Riforme Maria Elena Boschi che ha preso parte ad un incontro promosso presso l’Aranciera di San Sisto a Roma, dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio sul tema “Vincere la partita più importante: quella contro la violenza sulle donne”, e indirizzato al mondo maschile con il lancio di una campagna sui social con l’hashtag #cosedauomini.
La Boschi davanti ai ragazzi delle scuole che partecipano all’evento, ha anche lei ribadito che la “vera sfida da vincere è quella dell’educazione”, definendo “la violenza sulle donne un crimine contro l’umanità” e che c’è ancora molto da fare.

Violenza donne un problema strutturale

Anche le donne azzurre sono scese in campo e Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia, ai giovani delle scuole del Lazio che hanno partecipato al concorso “Mai più violenza, esci dal silenzio”, organizzato dalla Consulta regionale per le pari opportunità, ha voluto sottolineare che gli eventi promossi in occasione della giornata contro la violenza sulle donne non sono inutili: “Quando si parla di violenza sulle donne il fattore simbolico è molto importante”. Per la Bergamini non si tratta di “un fattore privato, ma pubblico, ed è soprattutto un fenomeno strutturale e non episodico che dunque deve essere affrontato con interventi strutturali”.
Barbara Matera, europarlamentare di Forza Italia e vicepresidente della commissione per i Diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo ha invece voluto far presente che “nel giorno in cui si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, la decisione del Parlamento europeo di conferire a Denis Mukwege il Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2014, incoraggia gli sforzi di tutti coloro che sostengono la battaglia in difesa dei diritti e della dignità delle donne”.
“Il valore esemplare dell’operato del medico congolese, un ginecologo di 59 anni, che in territori martoriati dalla guerra civile ha fondato un ospedale dove assiste, opera e si occupa del reinserimento sociale delle donne vittime di atroci violenze e stupri di gruppo. L’operato di Mukwege richiama la necessità di dare concretezza ai tanti proclami che si rincorrono in giornate come questa,

Infine, la deputata dell’Udc Paola Binetti ha aderito all’appello, inviando una nota nella quale ha sottolineato anche lei che “per curare la piaga delle violenze contro le donne serve un’autentica rivoluzione culturale, che dia loro maggiori strumenti per difendersi non solo sul piano socio-culturale ed affettivo, ma anche economico”, auspicando che vi sia “un pieno riconoscimento della parità femminile nel campo professionale, qualunque esso sia”.
Ma la Binetti si spinge oltre e sostiene che “non bastano una legge come quella recentemente approvata all’unanimità, un trattato internazionale come quello di Istanbul (…): il no alla violenza comincia con il coraggio di denunciare e con l’onestà di riconoscere il diritto delle donne al rispetto della loro autonomia e della loro integrità”.

Strumenti per combattere la violenza sulle donne

Tra gli strumenti messi in opera, la Regione Lazio che nel 2013 risulta tra le regioni in Italia che hanno registrato un aumento del 100% dei femminicidi, ha raddoppiato il numero delle strutture a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ l’annuncio fatto dalla Giunta che ha approvato una delibera che prevede uno stanziamento complessivo di 3,9 milioni di euro per portare da 19 a 38 la rete dei centri antiviolenza, case rifugio e case per la semi-autonomia portandole anche nelle province di Rieti e Viterbo, finora senza strutture di riferimento.
Tra gli altri temi, anche quello della pubblicità sessista, per cui molte associazioni e comuni stanno mettendo in pratica alcune limitazioni per immagini discriminanti della donne nel settore della pubblicità.
Molte associazioni chiedono che siano destinati più finanziamenti alla tutela delle donne vittime di abusi e violenze e che vi sia un costante monitoraggio del fenomeno.

C.D.