Incontro con Napolitano: Renzi rassicura su percorso riforme

Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e presidente del Consiglio Matteo Renzi (Getty images)
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e presidente del Consiglio Matteo Renzi (Getty images)

Ancora indiscrezioni e ipotesi di dimissioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale, durante il colloquio con il premier Matteo Renzi a cui era presente anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, avvenuto ieri al Quirinale, avrebbe espresso la sua intenzione di lasciare la carica a gennaio.
Una notizia che lo stesso leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, durante il comitato di presidenza ha fatto presente ai parlamentari del suo partito.

Al di là delle indiscrezioni, il premier si sarebbe confrontato con Napolitano sia sulla durata della legislatura che sui tempi di approvazione delle riforme.
In una nota il Quirinale ha scritto: “Durante il colloquio di stamattina è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l’iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già ad uno stato avanzato di esame – legge elettorale e legge costituzionale per la riforma del bicameralismo paritario – i quali sono incardinati per la seconda lettura. Un percorso che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali”.

Renzi e le riforme

In serata il premier intervistato dal Tg1 rassicura sul percorso delle riforme: “Siamo ad un passo sulla chiusura: se riusciremo a farle, se il Parlamento lavorerà, arriveremo alla fine della legislatura”.
“Se il Parlamento fa le leggi lavorando, come sta facendo, il sabato e la domenica, e se raggiunge gli obiettivi fissati, arriverà alla scadenza naturale del 2018”, ha dichiarato Renzi che dopo ha ringraziato l’operato del Presidente della Repubblica: “Fatte le riforme dobbiamo dire un grande grazie a Napolitano, che sulle riforme ha speso tutta la sua forza e autorevolezza”.
Renzi ha poi confermato la tenuta del Patto del Nazareno con Forza Italia: “Con noi hanno fatto un accordo sulle regole del gioco: in casa loro scelgono chi vogliono come leader”.
In merito alla tempistica, il premier non ha dubbi e assicura che “chiuderemo tra dicembre e gennaio”, auspicando che la riforma costituzionale superi il Senato a metà gennaio per poi essere approvata alla Camera e tornare al Senato per il voto definitivo.

Incertezze

La stessa presenza del ministro delle Riforme al colloquio sarebbe stata significativa per confermare lo stato di avanzamento dei due principali provvedimenti e non a caso, dopo il colloquio la Boschi ha annunciato che il governo pone la fiducia alla Legge di Stabilità. Uno strumento con il quale si vogliono appunto accelerare i tempi.
Ma proprio sui tempi vi è ancora scetticismo e per le riforme costituzionali, nonostante il Pd aveva chiesto il 10 dicembre per l’approdo in aula e le opposizioni gennaio, la presidente Laura Boldrini ha optato per il 16 dicembre.
Tempi stretti con i partiti che a loro volta sono alle prese con i dissidi interni: dal Pd con la minoranza che si è opposta al Jobs Act a Forza Italia dove l’europarlamentare Raffaele Fitto sta spronando l’ex cavaliere a rimettere in discussione il patto con il governo. Inoltre, c’è chi è certo che le due riforme, quella della legge elettorale e quelle costituzionale, non saranno firmate da Napolitano. Per cui, il governo dovrà tener conto anche di un nuovo confronto con la maggioranza e opposizione per la nomina di un nuovo presidente della Repubblica e che potrebbe minare la tenuta della legislatura.

Minoranza Pd

Roberto Speranza, capogruppo Pd, dell’area riformista del patito, quella bersianiana e dalemiana, all’indomani dell’approvazione del jobst act ha commentato: “Ci sono date fissate per tutto, jobs act, Italicum, riforma del Senato. Chiedo a Renzi che fine ha fatto il tema dei diritti civili. Perché non fissiamo una data certa pure per coppie di fatto e ius soli? Forse perché Alfano condiziona troppo il governo?”.
“È stato un errore molto grave il voto contrario rispetto alle indicazioni del gruppo”, minimizza Speranza, rilanciando: “Renzi cambi registro, non banalizzi il dissenso, non attacchi così i sindacati, non dica che l’astensionismo è un fatto secondario”.

C.D.