
L’ex premier britannico Tony Blair ha incontrato ieri a Roma il presidente del consiglio Matteo Renzi in un colloquio privato legato a tematiche internazionali. Successivamente, i due premier in compagnia di un gruppo di parlamentari Democratici, il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, della Semplificazione, Marianna Madia e il ministro della Giustizia Andrea Orlando hanno cenato assieme a Palazzo Chigi, degustando prodotti enogastronomici strictly Made in Italy e nel menù non è mancata la pizza al taglio.
In occasione della sua visita in Italia, Blair ha rilasciato varie interviste ai media italiani, dal Corriere della Sera, a Skytg24 fino ad uno scritto esclusivo che sarà pubblicato domani dall’inserto “IL” del Sole24ore.
A Skytg24, l’ex premier britannico ha reso un elogio di Renzi, spiegando che “è uno dei nuovi leader europei che ha il coraggio di cambiare. Plaudo a ciò che sta facendo che è assolutamente giusto per l’Italia e per l’Europa”.
Ma Blair ha anche espresso la sua preoccupazione per il periodo di crisi economica e dei valori dell’Unione europea, minacciata dall’ascesa dei movimenti populisti.
La Terza Via di Blair
In un intervento Blair ha voluto ricordare la “Terza via” promossa assieme all’ex presidente americano Bill Clinton con il quale diedero le basi per un’alternativa pragmatica al liberalismo capitalista classico e alla socialdemocrazia, attraverso “un pensiero che punta su politiche concrete invece che su soluzioni ideologiche che possono ricevere uno scroscio di applausi da parte dei militanti del partito ma sono del tutto impercorribile nel mondo reale”.
Questa “via” ricorda Blair fu al centro di un incontro promosso nel novembre del 1999 a Palazzo Vecchio a Firenze – al centro di un ampio approfondimento del magazine “Il” del Sole 24 Ore, in uscita domani- al quale parteciparono Lionel Jospin, Gerhard Schrtkler, Romano Prodi, Massimo D’Alema e altri, ma anche l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Cliton. Una conferenza dei leader della sinistra mondiale mirata a creare una nuova rete di idee: “I confini avevano iniziato ad apparire più come delle reti che come dei muri. Credevamo nella condivisione delle opportunità e delle responsabilità e rifiutavamo le false dicotomie che troppo spesso inquinano il dibattito – impresa e lavoratori, economia e ambiente, settore privato e settore pubblico. Eravamo convinti che i risultati avessero più valore della retorica”, racconta Blair, ricordando che “la conferenza di Firenze si svolse in un momento di grande tensione in Europa e nei Balcani. Era la prima volta, a memoria d’uomo, in cui un presidente democratico americano e i politici della sinistra progressista europea si riunivano su uno stesso palcoscenico per celebrare ciò che avevano in comune”.
La conferenza di Firenze giunse anche al momento giusto, sottolinea Blair, precisando che “divenne ben chiaro che il vecchio approccio alla politica doveva cambiare”, in quanto, “il Ventesimo secolo aveva rivelato come, senza la capacità da parte dello Stato di garantire alcune protezioni fondamentali e di provvedere a servizi base peri cittadini, non potesse affermarsi una società più giusta”.
“Così, abbiamo dovuto tassare in modo equo e spendere per perseguire la giustizia sociale. E abbiamo costruito le basi del welfare state. Tuttavia, con il passare del tempo, divenne evidente come lo Stato potesse anche abusare del potere, potesse spendere in modo poco avveduto e potesse rivelarsi un intreccio di interessi particolari di ostacolo al necessario cambiamento. La stessa cosa accade con le controparti sociali dello Stato – i sindacati”, ha poi aggiunto Blair che ribadisce come in un momento come oggi, la “Terza via” sia più necessaria che mai: “Il center ground della politica, il centro politico, in Europa e nel Regno Unito, è in pericolo. Ma è ancora il luogo in cui una larga parte degli elettori desidera riunirsi. Questi elettori hanno urgente bisogno di leader come Matteo Renzi e Manuel Valls, ora. Non potrebbe esserci momento migliore per rinnovare la Terza via”.
Blair su “IL” prosegue conclude che “le lezioni della Conferenza di Firenze sono ancora importanti e spero che la generazione di leader progressisti che si sta affermando porti avanti il testimone e continui a lavorare insieme verso un futuro di cooperazione, prosperità e valori condivisi”.
Un grande compromesso in Europa
Tuttavia per l’ex premier britannico in un’intervista rilasciata al Corriere delle Sera “oggi il cambiamento è allo stesso tempo più urgente e più difficile”, sostenendo che “in Europa sia necessario un grande compromesso, l’intesa a stimolare l’economia, sul piano degli investimenti e su quello monetario, in cambio di sostanziali riforme strutturali, altrimenti l’economia non sarà competitiva in futuro”.
Tanto che lo stesso Blair critica le modalità con le quali fu introdotto la moneta unica affermando che “gli aggiustamenti necessari per allineare le varie economie non vennero fatti”, per cui “oggi, di fronte alla recessione, venuto meno lo strumento della svalutazione, l’eurozona deve agire insieme”.
A Skytg24, lo stesso Blair è tornato a parlare dell’euro, spiegando che “il rischio è che possiamo mantenere in vita l’euro attraverso le misure della Banca centrale, ma se c’è una crescita stagnante che continua per diversi anni, penso che ci sia un grande rischio politico per tutto l’intero progetto europeo”.
Infine, conclude l’ex premier: “Non riusciremo ad affrontare i partiti dell’estrema destra nazionalista con altri dibattiti sui poteri di Commissione, Consiglio e Parlamento. La priorità immediata è dare alla gente il senso del perché l’Europa sia rilevante nel Terzo Millennio. E la ragione oggi non è più la pace, come per la generazione dei nostri genitori, ma il potere. Se vogliamo essere influenti, far avanzare i nostri valori e interessi in un mondo dove emergono nuovi protagonisti, Cina, India, Indonesia che è tre volte la Germania, ci vuole l’Europa”.
Sono tre i punti fondamentali con i quali intervenire: “Primo occorre capire che la rabbia della gente è reale, per questo sono necessarie politiche per la crescita e il lavoro. Secondo bisogna affrontare le genuine preoccupazioni sollevate dalle ondate migratorie. Terzo e più importante, l’Europa deve concentrarsi non sulla burocrazia o l’interferenza nella vita delle persone, ma su grandi cose che mostrino perché essa sia l’idea giusta per il XXI secolo: mercato unico, politica energetica, difesa e sicurezza comuni”.
Le repliche dei nuovi leader alla Terza Via
All’idea blairiana, come riporta il sole24ore, il Premier Renzi sembra voler andare oltre: “È successo e succede alla sinistra di affezionarsi troppo ai cambiamenti che ha realizzato negli anni passati. Nemmeno alla Terza via è oggi possibile affezionarci. Quella lezione e le conquiste che ne seguirono valgono ancora oggi. Eppure non sono più sufficienti”.
“Nella stagione presente dei grandi mutamenti della globalizzazione, la nostra vecchia bussola può indicarci la direzione sbagliata. Solo una bussola nuova, costruita dalle passioni e dalle intelligenze del presente e ispirata dai bisogni reali che richiamano oggi il nostro impegno – penso, ad esempio, agli sforzi di riforma che stiamo facendo in Italia, dagli 80 euro al cambiamento dell’architettura istituzionale, così come ad altre esperienze in Europa e nel mondo che si muovono nella stessa direzione – può indicarci la giusta direzione del futuro”, ha sostenuto Renzi per il quale la nuova via per la sinistra risiede nel fatto che “la globalizzazione impone alle democrazie del mondo non soltanto di essere più veloci nelle proprie dinamiche di rappresentanza e nei processi decisionali. Richiede anche di rendere le dinamiche di rappresentanza e i processi decisionali più trasparenti che in passato. Per ridurre così la distanza che i cittadini percepiscono tra se stessi e le istituzioni, utilizzando anche i nuovi strumenti di comunicazione della Rete. Più velocità e più trasparenza, insomma: una sfida inedita per la storia del pensiero e delle procedure democratiche”.
Dello stesso avviso, il francese Valls che dichiara: “Dalla fine degli anni Novanta – quando il dibattito sull’avvenire della sinistra è stato rilanciato in Europa dalla Terza via – sono cambiate molte cose. I progressisti hanno dovuto affrontare tre grandi rupture: la crisi economica e finanziaria del 2008-2009, l’avanzata dei Paesi emergenti e la gravità della crisi europea che fa tremare le fondamenta del progetto unitario. È sulla base di questa triplice posta in gioco che si devono definire le nuove frontiere del riformismo”.
Insomma, Valls come Renzi è dell’avviso che “per uscire dall’attuale situazione vi sono tre strumenti d’azione: la politica monetaria, la politica fiscale e le riforme strutturali. Ma l’articolazione di questi tre strumenti resta poco soddisfacente. Dobbiamo avanzare con lo stesso passo sui tre fronti. Quello della politica monetaria, quello della crescita e degli investimenti e quello delle riforme. Se non ci presenteremo pronti all’appuntamento su questi tre aspetti, allora la gente si rivolterà”.
Il commento di Landini a Blair
A margine del corteo dello sciopero nazionale dei metalmeccanici a Palermo, il segretario della Fiom, Maurizio Landini ha commentato l’elogio di Blair a Renzi: “Non mi sembra che Tony Blair sia un grande esempio per l’Europa. Blair non ha portato grandi risultati in Europa, la logica di far fare alle imprese non ha portato a grandi risultati. Non mi pare sia una innovazione da seguire”.
C.D.