Rimborsi 5 Stelle: consultazione per “cacciare” Pinna e Artini

Beppe Grillo (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Beppe Grillo (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Beppe Grillo chiama alle “urne virtuali” i suoi  per decidere se espellere dal Movimento 5 Stelle due parlamentari, Paola Pinna e Massimo Artini, che – spiega il blog del portavoce nazionale – “stanno violando da troppo tempo il codice di comportamento dei Parlamentari M5S sulla restituzione di parte dello stipendio liberamente sottoscritta al momento della loro candidatura senza la cui accettazione non sarebbero stati candidati”.

La deputata è accusata di non fare “bonifici sul fondo per il microcredito da quasi un anno al contrario di tutti gli altri parlamentari che hanno restituito una media di 50.000 euro a testa”, mentre per Artini l’accusa è di applicare “un sistema di rendicontazione personale dove, mancano all’appello 7.000 euro. Nonostante i solleciti del capogruppo e dello staff ad attenersi alle regole, come potete verificare , il cittadino deputato Artini continua a non utilizzare il portale online per le rendicontazioni e quindi a non restituire i rimborsi spese”.

Gli attivisti certificati dal blog sono chiamati alla consultazione entro le 19.00 di oggi, ma il risultato appare sin da ora scontato, se si considera sia quando i militanti pentastellati tengano alla questione delle rendicontazioni, sia le accuse mosse dal blog: “La mancanza di parola rispetto alle regole del codice di comportamento e verso gli altri eletti in Parlamento è evidente ed è una situazione che non può più continuare”.

Le reazioni

Replica alle accuse, attraverso Facebook, Paola Pinna che afferma come quanto scritto dal blog di Grillo sia “falso” e aggiunge: “Non è vero che mi son tenuta i soldi ma ho versato la parte prevista dal codice di comportamento al Fondo di garanzia per le PMI e i risparmi sui rimborsi forfetari di soggiorno a Roma alla Caritas. Perchè c’è chi sta molto peggio di chi ancora può chiedere un prestito seppur assistito da garanzia dello Stato: c’è anche chi ha chiuso l’attività e chi ha perso il lavoro o non l’ha mai avuto“.

La deputata spiega ancora: “Sul sito tirendiconto abbiamo deciso di non pubblicare in 18 perchè ci sono troppi dubbi sulla gestione e attendiamo delle risposte. Tutti abbiamo pubblicato i rendiconti sui nostri blog“. Poco dopo, pubblica diversi bonifici che dimostrano come molti siano i versamenti da lei effettuati, in particolare alla Caritas per l’alluvione 2013 che ha messo in ginocchio la Sardegna. “Un cittadino in buona fede, anche se parlamentare, non ha nulla da temere. Soprattutto se ha le prove“, chiosa la Pinna.

Sulla pagina fan di Massimo Artini, invece, in molti sostengono l’intenzione di votare contro la “scomunica” del leader pentastellato e scrivono tra l’altro: “State attenti, le cose non stanno come è scritto nel post, la violazione (se mai c’è stata) deve essere discussa prima in assemblea congiunta e poi ratificata dalla rete. Nessuna assemblea è’ mai avvenuta”. Un altro attivista scrive: “Io sto con Artini. Massimo è l’espressione di un fare politica al servizio dei cittadini pulita ed estremamente concreta. Trovo che la votazione di oggi sia un maldestro tentativo di azzittire la sua importante voce”.

Il pretesto dei soldi

Ponendo l’accento su questa ultima affermazione, non appare improbabile che Pinna e Artini paghino il prezzo della loro critica alla leadership, in seguito ai risultati elettorali di domenica; in particolare il deputato fiorentino, in un’intervista a ‘Repubblica’, ieri aveva sottolineato: “La nostra gente non ce l’ha con noi, ma con chi si inventa una cavolata come quella di Mussolini che non ha ucciso Matteotti da mettere sul sito il giorno in cui ci sarebbe da parlare della sconfitta elettorale”.

“Il punto è che va fatta una buona informazione e che la buona informazione non dipende dai contenitori, ma dagli argomenti. Se continuanpo a dire l’ovvio, anche in tv, non cambierà nulla”, aveva spiegato ancora Artini, che già nel day after delle elezioni regionali di domenica aveva sostenuto a ‘Il Fatto Quotidiano’: “Pensavo che volessimo presentarci come un’alternativa. Come si fa a dire che non ci ha colpito l’astensionismo? Non abbiamo convinto il 60 per cento di persone che si sono astenute. Non dimentichiamoci che nel 2010 il risultato era stato enorme: non ci conosceva nessuno, non eravamo sul territorio. Ora quando parliamo di Movimento 5 stelle sappiamo di cosa si sta parlando”.

Anche la Pinna aveva commentato il risultato elettorale con un lungo post, il cui incipit era: “Il nostro Movimento perde pezzi, è inutile nasconderlo. Da interpreti della protesta e da unica alternativa credibile a un sistema corrotto e inefficace, dominato da un malaffare lontano dalle istanze dei cittadini, siamo diventati marginali sulla scena politica. Ci siamo auto-condannati all’esclusione rinunciando al nostro ruolo di innovatori“. Difficile pensare che in questo tentativo di cacciata da parte del blog di Grillo certi commenti non c’entrino proprio nulla.

 

GM