
Il premier Matteo Renzi ha incassato dalla Direzione del Partito Democratico, che si è svolta ieri pomeriggio, il via libera al cronoprogramma sulle riforme con soli due voti contrari e senza il consenso della minoranza Dem che non ha partecipato al voto. Forte del comunicato diramato ieri dal Quirinale con il quale è stato assicurato che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non si dimetterà prima della fine del semestre italiano europeo, che scade il 31 dicembre, Renzi ha ringraziato il capo dello Stato “per quel comunicato con cui ha spazzato via tutte le manovre di chi puntava a ricattarci sull’Italicum”.
Ovvero, per Renzi sembra per ora scartato il tema delle garanzie sul successore al Colle, richiesto a gran voce dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi che mirava ad aprire la successione al Colle prima dell’approvazione della legge elettorale al Senato.
“Non c’è alcuna ragione per bloccare o ritardare la legge elettorale. Berlusconi ha detto che prima vuol fare il nuovo presidente della Repubblica, e questa proposta è da respingere al mittente. C’è un accordo, è ora di tradurlo in legge”, ha pertanto affermato Renzi.
Italicum entro gennaio
Secondo quanto ha dichiarato il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, Renzi punta a che l’Italicum arrivi a fine dicembre in aula, affinché sia votato a gennaio “prima dell’apertura della seduta per l’elezione del nuovo capo dello Stato”.
Nel suo intervento, il premier ha ricordato che “c’è un accordo migliorativo rispetto all’Italicum 1.0”, sottolineando che anche se “qualcuno lamenta che si è scesi troppo con le soglie per i piccoli partiti, questo era inevitabile con il premio alla lista”.
Il premier è intransigente sull’accordo fatto con Ncd, “condiviso con due eccezioni da Forza Italia” assicurando che “non è rinegoziabile”.
Forza Italia
Dal canto suo, a grande sorpresa, il leader di Forza Italia da Arcore ha replicato con un messaggio, assicurando che “prendiamo atto della volontà del Pd e non faremo ostruzionismo”.
Una posizione che per gli osservatori induce a pensare che Berlusconi a sua volta otterrà la garanzia che non si andrà al voto anticipato con le nuove regole, tanto che è stato chiesto d’inserire in commissione, la clausola detta “norma di salvaguardia” per cui l’Italicum sarà congelato “fino all’approvazione definitiva della riforma del bicameralismo perfetto”, ovvero quella costituzionale.
Minoranza Pd
Dalla minoranza del Pd ci sono ancora “profonde differenze”, secondo quanto ha dichiarato Stefano Fassina, spiegando che “alcuni di noi non hanno partecipato al voto sulle riforme non perché non le vogliamo, ma perché non sappiamo con chi vanno avanti”.
Dopo la direzione, un altro esponente della minoranza Davide Zoggia ha pertanto evidenziato la posizione di Renzi che ha respinto la possibilità di rimettere in discussione l’accordo con Ncd, inizialmente contestato dall’ex cavaliere in base a quanto fu stabilito nel Patto del Nazareno.
“Se non regge non si può dire alla direzione che si deve restare per forza dentro i parametri del patto. Perché altrimenti si potrebbero fare in Parlamento delle modifiche utili al Paese e al nostro partito”, ha dichiarato Zoggia.
“Dobbiamo fare le riforme. La differenza tra noi, non è se fare le riforme. Più volte ci è stato detto che non si potevano apportare modifiche né all’Italicum, né alla riforma costituzionale che non fossero concordate con il principale contraente del patto del Nazareno. Oggi pare che quel contraente non sia più disponibile a rispettare almeno in merito al timing stringente. Questo patto esiste ancora, è solido, scricchiola, ha bisogno di un tagliando?”, ha pertanto rilanciato Fassina.
C.D.