Padoan: in Europa crescita ancora debole e allarme deflazione

Pier Carlo Padoan (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Pier Carlo Padoan (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Che la crescita in Europa sia molto debole è un dato risaputo. Ieri lo ha confermato anche il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parlando al Senato alla riunione della Cosac, la Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell’Unione dei parlamenti dell’Unione europea. Padoan è stato diretto: “Non esiste la bacchetta magica per portare l’Europa sul sentiero della crescita e dell’occupazione“. Ovvero non sarà facile né veloce l’uscita da questa pesantissima crisi economica che ormai dura da quasi sette anni. L’Italia è in recessione e se le cose dovessero continuare ad andare male rischia di rimanerci anche l’anno prossimo, nonostante tutti i buoni propositi del governo, mentre il resto d’Eurozona è in stagnazione, con la stessa Germania che vede rallentare la sua economia. Come aveva evidenziato l’agenzia Standard&Poor’s nelle scorse settimane, l’Eurozona rischia di sprofondare in una terza recessione in pochi anni, con seri rischi per la stabilità geopolitica del continente.

I segni della ripresa ci sono – ha affermato il ministro – ma sono deboli” e tutti devono fare la loro parte, i singoli Paesi europei, ma anche la stessa Unione europea. Tutti devono accelerare il cambiamento – ha detto Padoan – compresi quei Paesi che non hanno subito la crisi“. Per il ministro dell’Economia occorre una revisione degli obiettivi di Europa 2020, e bisogna “ristabilire un’interazione virtuosa tra risorse e progetti bancabili”, ha detto a proposito del piano di investimenti lanciato dal presidente della Commissione Ue Juncker e del rapporto con la Bei, la Banca europea degli investimenti. Interazione che secondo Padoan dovrà riguardare soprattutto i settori dell’energia e delle infrastrutture dove “un’azione pubblica può produrre una leva importante che permetta di colmare la carenza degli investimenti da parte del mercato”. Quindi è necessario un maggiore intervento pubblico nell’economia, “sia direttamente da parte dei governi” o attraverso strumenti come la Bei, per sollevarla da questo stato di crisi profonda. Non solo, secondo Padoan serve una maggiore integrazione tra gli Stati Ue, come del resto ha ripetuto più volte il presidente della Bce Mario Draghi. “Ci sono altri elementi oltre all’Unione monetaria – ha ricordato il ministro – : l’unione dei mercati dei capitali e più in là forme realizzabili di unione fiscale che implica cessioni di sovranità“. “Soluzioni nazionali sono importanti e necessarie, ma non sufficienti”, ha ribadito.

Di fronte alla crisi occorre usare tutti gli strumenti“, ha detto ancora il ministro dell’Economia, che ritiene il piano Juncker sugli investimenti un punto di partenza da quale iniziare un percorso che faccia di più per la crescita. L’Europa “fatica a uscire pienamente da una recessione prolungata che ha fortemente aumentato il numero di coloro che cercano lavoro e di chi è scoraggiato a cercare lavoro“, ha continuato Padoan. “Non c’è dubbio che oggi il tema dell’occupazione e della crescita debba essere messo al centro del dibattito” della politica economica europea e “non ci sono dubbi che la priorità della crescita vada messa al centro dell’agenda europea”, ha ribadito Padoan.

Il Ministro dell’Economia ha anche messo in guardia contro lo spettro della deflazione. “Oggi – ha spiegato – c’è sia una carenza di domanda che di offerta in Europa e questo lo si vede facilmente anche guardando all’andamento molto preoccupante della dinamica dei prezzi, che ci fa ballare pericolosamente sul sentiero della possibile deflazione. Il che sarebbe un ulteriore elemento di problematicità per una politica di creazione di posti di lavoro“. Sul pericolo della deflazione aveva avvertito anche Mario Draghi. Stando alle ultime stime di Eurostat, l’inflazione nell’Eurozona è scesa ancora allo 0,3% di novembre, ben lontana dall’obiettivo del 2% fissato dalla Bce.

V.B.