Stato-mafia, il generale Mori: “Nessuna trattativa, semmai baratto”

Agente dell'Antimafia (ROBERTO SALOMONE/AFP/Getty Images)
Agente dell’Antimafia (ROBERTO SALOMONE/AFP/Getty Images)

Faranno sicuramente discutere le dichiarazioni dell’ex comandante del ROS Mario Mori, rinviato a giudizio sul Processo Stato-mafia, rilasciate alla trasmissione di Raitre ‘Ballarò’ in onda stasera, e che le agenzie di stampa hanno anticipato in queste ore. L’ex prefetto, che guidò le operazioni che portarono all’arresto di Totò Riina e che per quel blitz venne poi processato con l’accusa di favoreggiamento e quindi assolto, ha sottolineato: “La trattativa c’è sempre stata, trattativa, tra virgolette, a vari livelli: quella dell’ufficiale di polizia giudiziaria è un tipo di trattativa, poi c’è quella politica. Se ho mai ricevuto l’ordine di trattare? No, nessuno me l’ha mai chiesto. Se lo avessero chiesto li mettevo ai ferri”.

Quindi sul contestato incontro avvenuto in piazza Navona con il sindaco di Palermo Vito Ciancimino, Mori chiarisce: “Io ero la Polizia Giudiziaria che stava facendo operazioni antimafia e quello era un mio compito. Io avevo il coraggio di andarci, nessun altro aveva il coraggio, erano tutti nascosti sotto alle scrivanie in quel periodo”. Inoltre, “quella fatta con Ciancimino è una trattativa, però è una trattativa consentita dalla norma. Vito Calogero Ciancimino era il personaggio più debole, sul suo capo si stavano addensando una serie di procedimenti che lo avrebbero portato sicuramente in galera, quindi era debole. Ci poteva dare qualche spunto e barattare, secondo lui, questo con un trattamento migliore”.

Sostiene quindi l’ex n.1 del ROS: “Il ragionamento non era ingenuo era chiaro che questo avrebbe poi corrisposto da parte dello Stato a un atto di riconoscimento, come tutti i pentiti, perché il presupposto era che Ciancimino le cose le doveva dire poi al magistrato. Non ho avvertito subito la Procura perchè era retta dal Procuratore Giammanco con cui io non avevo rapporti e non lo ritenevo corretto con le istituzioni”.

Non trattativa, ma baratto

Poi le parole che più di tutte faranno discutere: “Barattare non significa trattare. Per esempio, lei è il mafioso, io le faccio una domanda, e lei mi dice: ‘Te lo posso dire però se mi dai questo’. Io lo valuto e dico ‘No, non te lo posso dare’ oppure ‘Sì te lo posso dare’. Questo è il modo previsto dal 202 del codice di procedura penale che consente all’ufficiale di polizia giudiziaria di trattare con le fonti. E io a questo mi sono attenuto, art 202 c.pp, questo, una volta per tutte, deve essere chiaro perché molta gente, suoi colleghi e qualche magistrato ci rigira sopra”. Il “baratto” proposto da Mori a Ciancimino, conclude l’ex prefetto, sarebbe stato questo: “Si consegnino i vari Riina e Provenzano, e noi tratteremo bene le loro famiglie”.

 

GM