
L’immigrazione sembra essere un settore redditizio non solo per i trafficanti illegali e per la gestione dei centri di accoglienza, come nel caso di Roma, dove è emerso che nel sistema ramificato di stampo mafioso, l’organizzazione denominata “Mafia capitale”, sgominata da un’indagine della Procura, aveva interessi nell’aggiudicarsi gli appalti dei centri di accoglienza.
Come spesso accade chi viene nel belpaese con la speranza di trovare una vita migliore diventa presto vittima di raggiri e sfruttamenti di ogni tipo.
In ultimo, il caso registrato a Cinisello Balsamo dove un ispettore capo di 48 anni, responsabile dell’Ufficio immigrazione e il suo assistente capo di 47 della polizia di Stato sono stati arrestati per corruzione in quanto facilitavano il permesso di soggiorno dietro un compenso.
L’indagine condotta dalla Squadra mobile di Milano è partita dalla segnalazione di un egiziano via e-mail al Comune nella quale ricordava di aver presentato tutti i documenti necessari lamentando di non aver ottenuto il permesso di soggiorno.
L’egiziano però aveva già informato la Questura e dopo di ché l’indagine ha fatto emergere una piccola rete di italiani e stranie guidata un imprenditore egiziano di 42 anni, proprietario di due macellerie a Sesto San Giovanni e dai due poliziotti compiacenti.
In tutto, una ventina di persone sono state raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare, 8 delle qual sono finite in carcere, 5 ai domiciliari e 10 con obbligo di firma.
In base alle indiscrezioni, queste persone erano coinvolte per aver firmato finte attestazioni di lavoro per extracomunitari in cerca di permesso.
Il giro di affari consisteva in un compenso che spaziava dai 500 e mille euro.
L’egiziano titolare della macelleria avrebbe fatto da mediatore tra chi richiedeva un permesso di soggiorno e l’Ufficio immigrati.
Ma le indagini che hanno stabilito una decina di pratiche sospette stanno ora proseguendo e mettendo al vaglio altre 200 pratiche.
C.D.