
Il Jobs Act, dopo l’approvazione dell’Aula della Camera, ha iniziato nel pomeriggio di ieri il suo iter che dovrebbe portare all’ok definitivo del Senato, dove sarà posta la questione di fiducia. Ad annunciare il voto di fiducia, ormai un classico di questo esecutivo, è stato il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, secondo il quale “è importante che si tenga in considerazione” l’opinione dei sindacati, ma poi “governo e parlamento hanno il dovere di assumere le proprie decisioni e compiere le scelte a loro demandate ed essere in grado di portarle a compimento perchè queste sono le scelte che servono al Paese”.
Nuove critiche al provvedimento arrivano dalla senatrice del gruppo Misto, Alessandra Bencini, ex Movimento 5 Stelle: “Se non è un funerale, quello dell’articolo 18, ci manca poco. Alle tutele dei lavoratori, già azzoppate con la riforma Fornero, infatti, sono state definitivamente tagliate le gambe. Spiace che l’intero provvedimento sia una sorta di cornice con una tela ancora incompleta. L’unica speranza è di non trovare brutte sorprese nei decreti attuativi. A cominciare dalle garanzie per i neo assunti con contratto a tutele crescenti. Che, spero, tornino a essere quelle fissate nella legge 92 del 2012, dopo i primi 36 mesi di lavoro”.
Difende invece il provvedimento la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, della commissione Lavoro: “Chi critica il Jobs Act e la riforma dell’articolo 18, soprattutto i sindacati e i loro difensori si deve chiedere: si è mai visto un ragazzo italiano andare all’estero a cercare l’articolo 18? In Italia la disoccupazione giovanile è al 42,9 per cento, nella fascia di età tra i 15 ed i 24 anni sono 698 mila gli occupati e 3,2 milioni i disoccupati”. Da parte sua, il sottosegretario Teresa Bellanova fa sapere all’Agenzia Il Velino: “C’è un lavoro tecnico in corso. Noi stiamo lavorando alacremente, e nel momento in cui avremo la delega, è evidente che lavoreremo su una struttura che di fatto già si sta impostando”.
Critiche dalla Lega
Dure critiche al provvedimento arrivano da Emanuela Munerato, capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro al Senato: “Il tanto sbandierato Jobs Act non è altro che una delega in bianco al governo per fare la riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive. In pratica il governo vuole da questo Parlamento un assegno in bianco per decidere il futuro 30 milioni di lavoratori , di 3,5 milioni di disoccupati, di 400 mila esodati e di tanti precari. Vuole essere autorizzato a fare ciò che vuole sulla pelle di chi lavora o ancora peggio, su chi un lavoro non ce l’ha più”.
Conclude la Munerato: “Ma questa riforma non accontenta né i piccoli e medi imprenditori né i lavoratori, perché non offre a nessuno dei due nessuna garanzia di maggiore flessibilità né maggior tutela del posto di lavoro. In realtà, nonostante gli annunci di Matteo Renzi, questo provvedimento è un contenitore vuoto che non creerà nessun nuovo posto di lavoro”.
Proteste di piazza
La fiducia sarà votata alle 19, intanto fuori dall’Aula di Palazzo Madama, studenti e precari in corteo dietro lo striscione “Stop Jobs Act! Per salario minimo europeo e reddito di base, no Sblocca Italia – no Piano scuola” hanno inscenato una durissima protesta contro il provvedimento contestato e già oggetto di uno sciopero sociale. I manifestanti peraltro hanno deciso di scendere in piazza nelle scorse ore, al termine di un’assemblea dei “Laboratori dello sciopero sociale”, tenutasi a Napoli il 30 novembre. Ci sono state già delle cariche e i portali vicini ai movimenti sociali parlano di diversi feriti e di due fermi, uno dei quali è un nome noto dei movimenti romani, Francesco Raparelli, nel 2008 tra i leader dell’Onda e in seguito autore di diversi saggi. I fermati sono stati poi rilasciati.
La protesta contro le cariche della polizia viaggia anche su Twitter; scrive Giorgio Cremaschi della Cgil: “Dure cariche polizia contro i giovani in Largo Argentina operai e precari stesse manganellate dal governo del Jobs Act. Renzi vergogna”. Alcuni attivisti parlano poi di “pazzi autorizzati a reprimere” i contestatori del provvedimento. Il corteo si sta ora spostando verso Piazza Venezia: tutto lascia presupporre che la situazione non si normalizzerà e la strada verso il voto di fiducia delle 19 sarà impervia e segnata dalle proteste di piazza.
GM