Morte Loris Stival: l’auto della madre vista a 50 metri dal Vecchio Mulino

Loris Stival, il luogo del ritrovamento (screenshot Youtube)
Loris Stival, il luogo del ritrovamento (screenshot Youtube)

Nuove ombre si addensano nel giallo della morte di Loris Stival, il bimbo di otto anni di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, ritrovato cadavere in un canale lo scorso sabato: i nuovi particolari sarebbero legati alle fascette consegnate dalla madre del piccolo alle sue due maestre lunedì scorso e che potrebbero essere compatibili con la fascetta da elettricista, ritenuta a oggi dagli inquirenti l’arma utilizzata per sgozzare il bambino. La dirigente scolastica della scuola di Loris Stival, Giovanna Campo, ha confermato il particolare della consegna, chiarendo però che è escluso il fatto che “a scuola siano state chieste fascette: sono oggetti pericolosi”, quindi qualora ciò fosse avvenuto sarebbe stato “di nascosto”.

Una delle maestre del bambino dà la propria versione dei fatti e spiega: “Il papà di Loris, su pressioni della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe proprio il giorno in cui era scomparso. Noi siamo rimaste sorprese perché non avevamo mai chiesto di portarle, perché sono pericolose, e non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in Questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette per esperimenti”.

Prosegue la testimonianza della donna: “Mentre parlavamo con la madre, ci ha detto che c’erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. È stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: ‘Valle a prendere’. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. È importante fare chiarezza, perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato”.

L’arma del delitto

Secondo quanto si è appreso nella giornata di ieri, la Procura di Ragusa ha disposto apposite ricerche durante perquisizioni e rilievi eseguiti e in corso. La magistratura inquirente sembra fermamente convinta che l’arma del delitto sia appunto una fascetta di quel tipo e che la morte del bambino sia avvenuta per “asfissia da strangolamento”.

Inoltre, dagli esami autoptici, il bambino presenta dei graffi al collo e al viso che, secondo quanto si apprende da più fonti, sarebbero stati causati dal laccio utilizzato per strangolarlo. Il bambino, al momento del ritrovamento, indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano erano gli slip e lo zaino, che non sono ancora stati trovati.

Le contraddizioni nel racconto

Come se non bastasse, si apprende anche che la Polo nera di Veronica Panarello, la mamma di Loris, non ha mai stazionato davanti alla scuola del figlio, come invece raccontato dalla donna. Gli inquirenti spiegano che la Panarello sarebbe uscita di casa, come rilevato dalle telecamere di videosorveglianza che si stanno passando al setaccio in questi giorni, non tralasciando alcun singolo frame, alle 9.15-9.20 per raggiungere il castello di Donnafugata e partecipare a un corso di cucina. Il tempo di percorrenza sarebbe dovuto essere di un quarto d’ora, ma la donna ci ha messo molto di più, arrivando alle 9.55 al luogo stabilito e – secondo una testimone – giustificandosi con queste parole: “Scusate, ho avuto problemi”.

Auto a 50 metri dal vecchio mulino. E’ il luogo dove è stato trovato il corpo

Quattro telecamere hanno ripreso il tratto di strada indicato dalla mamma di Loris nella sua ricostruzione. La donna ha raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola, e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall’ingresso. Ma nessuna telecamera la riprende. La mamma di Loris, dopo aver accompagnato il figlio piccolo, rimane a casa 36 minuti. Poi esce, con destinazione Donnafugata dove partecipa a un corso di cucina, e l’auto è nuovamente ripresa dalle telecamere mentre transita a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, ma non si vede che direzione imbocca.

GM e MD