
Bergoglio torna a parlare di divorziati nel corso di un’intervista a “La Nación“. Ad incontrare il Pontefice è Elisabetta Piqué, corrispondente da Roma del quotidiano argentino. Il colloquio si sofferma su molti temi delicati, già motivo di confronto e discussione all’interno del Sinodo straordinario sulla famiglia. La mancata approvazione nel Sinodo delle riforme auspicate da Francesco non sembrano aver minimamente toccato la determinazione di Bergoglio, a partire su una questione particolarmente cara al Pontefice: riconciliare i fedeli con Chiesa. Tra questi i divorziati. Bergoglio ne parla discutendo su un aspetto che ha suscitato critiche e perplessità presso alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica: l’ammissione ai sacramenti. Francesco va anche oltre e parla chiaramente di integrazione, di partecipazione alla vita della Chiesa «La soluzione non è nel dargli la comunione» perché da sola la comunione non basta. Per il Papa «la soluzione è l’integrazione. I divorziati non sono scomunicati – osserva – Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco lì».
“I divorziati sono scomunicati di fatto”
E conclude: i divorziati sono «scomunicati di fatto». Per Bergoglio bisogna accoglierli pienamente, nonostante tutto, al punto da contemplare la possibilità che possano fare il padrino o la madrina di battesimo. Francesco si domanda «Perché non possono esserlo?» La testimonianza del cristiano, secondo il Papa, è anche nell’umile accettazione delle propria imperfezione. Perché soccorrerci e a salvarci non è la nostra irreprensibilità ma la fede in Cristo. Il padrino divorziato offrirebbe come testimonianza la consapevolezza della propria fallacia e fragilità. Secondo Papa Francesco un divorziato potrebbe ben dire al battezzato «Guarda, caro, ho io sbagliato, sono caduto, ma credo che nonostante questo il Signore mi ami, voglio seguire Dio: il peccato non mi ha vinto, vado avanti». La scomunica “di fatto” si domanda Francesco «Che testimonianza cristiana è? Se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino dobbiamo accettarlo solo perché regolarmente sposato? Che testimonianza viene a dare? Quella della sua corruzione?». Ed ha aggiunto: «Alcuni teologi si sono spaventati davanti a queste ipotesi e hanno detto: “Mai la comunione eucaristica, sì quella spirituale”. E qui Bergoglio si chiede «Ma non bisogna essere in grazia di Dio per ricevere la comunione spirituale?».
Il pensiero di Benedetto XVI
Il Pontefice fa riferimento al suo predecessore, Benedetto XVI che sulla partecipazione dei divorziati alla vita della Chiesa ha espresso una posizione molto simile nel corso di un colloquio con il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine. Il pensiero è rivolto al Papa Emerito anche riguardo ai processi di nullità matrimoniale «Benedetto XVI lo ha ripetuto due volte negli ultimi: bisogna tenere in conto per la nullità la fede che aveva la persona al momento del matrimonio». E qui Bergoglio osserva «Per molte persone sposarsi è un fatto sociale. L’aspetto religioso non emerge» e si domanda: «Come la Chiesa li aiuta in questa circostanza? Se non sono preparati, chiude le porte?».
La riforma della Curia
Parla anche di sé, il Papa «Dio è buono con me, perché mi dona una sana dose di incoscienza. Vado facendo quel che devo fare». E ricorda di un pensiero avuto dopo l’elezione a Papa «fin dal primo momento mi sono detto: “Jorge non cambiare, continua a essere te stesso, perché cambiare alla tua età si diventa ridicoli”. Ho i miei acciacchi ma sono nelle mani del Signore» Bergoglio non si mostra preoccupato dal dissenso «Mi pare tutto normale: sarebbe anormale che non esistessero punti divergenti, se non uscisse niente» e alla domanda se ritiene di aver “finito il lavoro di pulizia”risponde «Non mi piace parlare di “pulizia”. Devo far marciare la Curia nella direzione chiesta dalle congregazioni generali prima del Conclave. I cardinali hanno chiesto molto e bisogna andare avanti» sottolineando come la riforma della Curia sia «un processo lento» ma che sarà pronto entro il 2015. Bergoglio non sembra affatto turbato da un’ultima domanda della Piqué ossia se ‘una coppia di sposi potrebbe essere alla guida di un Dicastero della Chiesa”. Il Papa risponde: «Alla guida dei dicasteri o della segreteria ci sarà la gente più adatta, uomo, donna o coppia».
DC