
Un incidente banale e la giornata viene sconvolta. A una donna in strada scivola il cellulare di mano. Succede. E succedere anche questo: che l’oggetto cadendo passi attraverso una griglia e finisca in uno spazio semibuio al di sotto del livello stradale. E’ accaduto mercoledì pomeriggio a Carpenedo, vicino Venezia. La donna si stava recando in palestra. Ed è al proprietario della palestra che ha chiesto aiuto. L’oggetto era finito nei locali di un’autorimessa abbandonata. Sembrava impossibile accedervi; al titolare della palestra viene in mente di chiedere al gestore del bar che si trova nello stesso edificio. L’idea è giusta: l’uomo ha una chiave che consente di accedere ad una rampa dell’autorimessa. Entrano dunque, tirando un sospiro di sollievo per essere venuti a capo del piccolo incidente. Uno di quei piccoli contrattempi che alla fine si dimenticano, o quasi, tra mille altri. Ma il sospiro è rimasto loro fermo nel petto perché i tre una volta entrati nel locale si sono trovati dinnanzi al corpo di un uomo sospeso, ancora legato ad un cappio. Era lì senza vita da venti giorni, forse un mese. I poliziotti accorsi sul poso sono risaliti alla sua identità grazie ad un documento sfilato dalla tasca di un corpo ormai irriconoscibile. Era un giovane di Venezia con qualche piccolo precedente e problemi di tossicodipendenza. Si era allontanato dalla famiglia da tempo e viveva solo, fino a quando ha deciso di farla finita impiccandosi in quell’autorimessa abbandonata. Un uomo dimenticato morto in un luogo dimenticato, senza che nessuno lo cercasse. E’ stato il caso, alla fine, ad avere un po’ di pietà per lui, facendo in modo che fosse portato via da lì.
ADB