Legge Stabilità: rete elettrica Fs passa a gestore nazionale

Parlamento in seduta comune (Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Parlamento in seduta comune (Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Secondo quanto previsto in un emendamento del governo, è stata disposta la cessione della rete elettrica Fs a Terna, l’ente di trasmissione nazionale di elettricità: nel testo sono contenute anche le procedure per questo passaggio e la destinazione delle risorse agli investimenti sulla rete ferroviaria italiana. L’operazione rientra nel piano di privatizzazioni di alcune aziende a partecipazione pubblica previsto dal governo, con l’intento di immettere nuove risorse nelle casse dello Stato.

Si tratta di uno dei venti emendamenti proposti dall’Esecutivo nell’ambito della discussione sulla legge di Stabilità: oltre a questo, vi sono alcune misure per le Regioni (patto verticale ordinario e royalties sul pareggio di bilancio), l’istituzione del “fabbisogno standard” per i Comuni e una maggiore trasparenza nella gestione del cinque per mille. Non solo, perché nel pacchetto di modifiche sono compresi anche 535 milioni di euro destinati all’Ue che l’Italia deve versare in esecuzione di una sentenza dei giudici del Lussemburgo.

Nel provvedimento si legge che le reti elettriche ad alta e altissima tensione saranno oggetto di responsabilità “da parte del gestore del sistema di trasmissione nazionale” o “di una società da quest’ultimo controllata”. Non appena l’acquisizione sarà completata “le concessioni, le autorizzazioni, le licenze, i nulla osta e tutti gli altri provvedimenti amministrativi, comunque denominati, concernenti i suddetti beni, si intendono emessi validamente ed efficacemente a favore dell’acquirente ovvero di un veicolo societario appositamente costituito”.

Anche la durata di questo percorso è già stata stabilita: a partire da 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, Fs dovrà fornire all’Authority per l’energia i dati e le informazioni necessarie, ai quali seguiranno altri 30 giorni durante i quali questa Autorità “definisce la remunerazione del capitale investito netto, degli ammortamenti e dei costi operativi attuali e sorgenti”.

Nel conteggio del “capitale investito netto riconosciuto” non sarà dedotto il valore dei contributi pubblici in conto impianti utilizzati per investimenti sulla rete Fs e rappresenterà anche “il valore contabile e fiscale” di queste reti “senza alcun onere di rivalutazione”.

Infine, quello che deriverà dalla cessione – limitatamente ai contributi pubblici già erogati e quelli previsti per investimenti nella rete elettrica ad uso ferroviario, che rientreranno nel conteggio del valore di vendita – dovrà essere investito per migliorare la rete di trasporti su rotaie a livello nazionale, come previsto dall’accordo siglato tra ministero dei Trasporti e Rfi. Queste misure non comporteranno oneri aggiuntivi per le casse dello Stato, ma al contrario, secondo la relazione tecnica, assicurano “che la quota delle entrate derivanti dalla cessione, corrispondente ai predetti contributi pubblici, sia destinata ad investimenti sulla rete ferroviaria, con conseguenti minori esborsi a carico dello Stato per gli oneri del contratto di programma”.

Ap