
Intervenendo al convengo per i 50 anni dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Mauro Moretti, ad di Finmeccanica, ha lanciato una chiara dichiarazione d’intenti: secondo il dirigente, all’interno del Piano Industriale di Finmeccanica che sarò terminato entro l’anno e portato all’attenzione del cda nella seconda metà di gennaio, l’aeronautica spaziale avrà grande importanza.
“Lo spazio è tornato ad essere centrale”, ha rilevato Moretti. “Abbiamo chiesto al Governo le condizioni per avere un ruolo nello spazio” e in questa direzione “è stato fatto uno sforzo importante, le condizioni sono state realizzate, quindi Finmeccanica deve rispondere positivamente. In questi giorni il Parlamento sta discutendo i piani finanziari che daranno respiro per programmare nuovi sviluppi” e per “stabilire in modo chiaro le risorse di cui possiamo disporre, per sfruttarle al meglio”.
“Stare dentro questo ‘vettore’ è un compito indispensabile per le aziende che lavorano nell’hi-tech”, ha continuato Moretti, “sento tutta la responsabilità di poter rapidamente portare una grande azienda come Finmeccanica in una situazione economica e finanziaria positiva”.
“La storia dello spazio italiano è molto bella, la respiro all’interno di Finmeccanica, ma a volte con una certa nostalgia. In passato c’era una maggiore presenza nello spazio di quanta ne abbiamo oggi”. Riferendosi poi alle operazioni di Joint venture fatte in passato, Moretti ha osservato che ”sono state probabilmente necessarie, ma sicuramente hanno consegnato la parte spaziale di Finmeccanica ad una condizione che non è di primo attore”. Per l’a.d di Finmeccanica è ”ottima” la posizione di Telespazio, “soddisfacente” quella nei satelliti e invece ”complicata” quella nei lanciatori. In generale è convinto che ”la parte spaziale serva “per mantenere alto lo spirito e le capacità tecnologiche” e che sia “una leva potente che riversa i suoi effetti sulla qualità di un’impresa”. Se, ha concluso, “in soli 50 anni abbiamo fatto passi che all’epoca erano impensabili, e se consideriamo di essere nella preistoria dell’era digitale non possiamo nemmeno immaginare un’avventura in questo settore e le ricadute per il sistema economico e industriale. Dobbiamo ricominciare a studiare un ambito politico che favorisca programmi più stabili e siano catalizzatori delle risorse da parte delle imprese”.
Ap