Discarica Bussi: Ministero Ambiente pronto a costituirsi parte civile

Ministro ambiente Gianluca Galletti (screen shot youtube)
Ministro ambiente Gianluca Galletti (screen shot youtube)

All’indomani della decisione Corte di Assise relativa alla contaminazione delle acque scaturita dalla discarica di Bussi, nel pescarese, per cui sono stati assolti tutti i 19 imputati per prescrizione del reato, è amaro il commento del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che in una intervista a TgR AmbienteItalia, su Rai3, ha sostenuto che “le sentenze si rispettano, ma questa è inspiegabile. Diciamo che siamo molto curiosi di leggere le motivazioni”.
“Se ci sarà ricorso d’appello sulla sentenza della Corte di Assise che ha assolto ieri tutti gli imputati, noi ci costituiremo parte civile”, ha poi annunciato Galletti, sottolineando che “la prescrizione è troppo breve per i reati ambientali”.
Infatti, spiega il Ministro: “I reati ambientali richiedono tempi lunghi per essere accertati, e oggi la prescrizione è troppo breve. In Parlamento c’è un disegno di legge sugli eco-reati che è idoneo per allungare i tempi della prescrizione e che presto verrà discusso”.

Galletti e i reati ambientali

“I reati ambientali devono essere puniti anche con la reclusione”, ha ribadito Galletti, sostenendo che “chi inquina non deve solo pagare ma deve andare in galera. Va punito con sanzioni più severe, anche penali se necessario”.

Gli ecoreati

Sul caso è intervenuto anche l’ex ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio che ha voluto invece evidenziare come il vero problema dei “disastri ambientali che non hanno colpevoli” sia causato dal fatto che “manca una legge sugli ecoreati”. Tanto che all’epoca del suo mandato,  Scanio ricorda che “riuscì a far varare dal consiglio dei ministri una delle discipline più rigorose contro i disastri ambientali e gli ecoreati, poi sfumata per la fine della Legislatura”.
“Da decenni insisto per introdurre nel codice penale gli ecoreati perché senza definire la vera gravità dei delitti contro l’ambiente si indebolisce la capacità di azione della magistratura e si rischia di far prescrivere processi che dovrebbero essere considerati equivalenti almeno al tentato omicidio e non ad un reato minore”, ha spiegato l’ex ministro.

“Nel 2007 mi aiutò uno dei primi magistrati ambientalisti, Gianfranco Amendola, che collaborava al ministero ma gli avversari operarono in modo pubblico e anche nell’ombra e l’iter di approvazione si bloccò con la fine della legislatura nel 2008. Poi fino al 2013 non si è fatto nulla. Ho continuato questa battaglia anche organizzando alcuni convegni al Senato per rilanciare la necessità degli ecoreati proprio con Amendola, ma anche Luca Palamara, ora al Csm”, racconta Scanio.
“Ora è stato approvato alla Camera, seppure con ombre, il testo del ddl sugli ecoreati approvato alla Camera che però purtroppo è bloccato da molti mesi al Senato nonostante le richieste di Sel e M5S di calendarizzarlo”, afferma l’ex leader dei Verdi, concludendo che “senza l’approvazione di rigorose categorie di delitti contro l’ambiente continueremo ad assistere impotenti a inquinamenti da amianto o di interi bacini idrici con conseguenti decessi e malattie ed i relativi processi per disastro ambientale che finiscono in fumo”.

Ci sarà un seguito?

Ancor più amara la testimonianza del giornalista Giovanni Valentini di Repubblica, che ai microfoni di Rainews ha ricordato di essere stato uno dei primi cronisti a seguire il caso per cui ha denunciato che nella vicenda ci sono più di una responsabilità: “Quella degli inquinatori, quella della politica che non ha riformato la normativa sui reati ambientali e infine quella della magistratura che ha poi derubricato il reato che ha portato alla riduzione dei termini di prescrizione”.
“Ancora una volta si tratta di un caso di giustizia negata, laddove c’è un disastro e non c’è un colpevole”, ha chiosato il cronista.
Lo scorso marzo, l’Avvocatura di Stato aveva letto la Relazione dell’Istituto Superiore di sanità (ISS) depositata agli atti sul disastro provocato dalla discarica abusiva per cui veniva indicato che vi erano “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque”.

Tanto che come riporta Repubblica, l’Avvocatura dello Stato è ora in attesa di leggere le motivazioni. L’avvocato Cristina Gerardis ha spiegato che essendo una sentenza penale sarebbe “già pronta da parte dello Stato la citazione civile nei confronti dell’azienda per il ripristino ambientale e per gli eventuali danni economici laddove non fosse possibile fermare l’inquinamento”.

Bonifica

Dal canto suo il sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta ha assicurato che “nonostante la sentenza della Corte d’Assise di Chieti, bisogna mettere riparo al disastro. E questo è l’aspetto civile della questione: la Montedison deve bonificare le discariche fuori al sito industriale, e noi dobbiamo utilizzare i 50 mln previsti dalla legge per rimettere in sesto la produzione industriale e quindi i posti di lavoro dentro l’area”.

“Aspetto con ansia a questo punto l’esito del Consiglio di Stato del 4 gennaio sul ricorso della Montedison contro il Ministero dell’Ambiente che imponeva all’azienda l’immediata bonifica della discarica ma questo non toglie che alle 21 aziende che hanno dimostrato interesse per venire a Bussi l’area attualmente di proprietà Solvay debba essere bonificata a prescindere, con i 50 mln previsti”, ha spiegato il primo cittadino che pensa anche al degrado del territorio.

” Penso ad una azienda farmaceutica milanese che è molto interessata a venire e che ha garantito almeno 180 posti di lavoro in più degli attuali. Bene questo è il prodotto dell’intesa tra l’ex sottosegretario Legnini e il commissario di bacino Adriano Goio. L’eccezionale lavoro della procura di Pescara non va disperso nonostante la sentenza avversa: è certificato che il disastro c’è stato e che l’autore, cioè la Montedison deve bonificare. Ed è l’aspetto civile della vicenda”, ha poi concluso il Sindaco.

C.D.