Mafia capitale: altri beni sequestrati all’imprenditore Guarnera

Veduta di Roma (Filippo Monteforte -Getty Images)
Veduta di Roma (Filippo Monteforte -Getty Images)

Aumenta il valore complessivo di beni sequestrati all’imprenditore Cristiano Guarnera, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale”: infatti secondo quanto si apprende, dopo il sequestro di beni di un valore di 100 milioni di euro, tra i quali anche immobili a Pordenone, sono state individuate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma altre unità abitative, circa 93, per un valore complessivo pari a circa 13.350.000 euro.
I beni sono emersi nei documenti relativi alla contabilità della società Edilizia Piera S.r.l., intestata al nonno di Guarnera, Angelo di 90 anni, e le cui quote sono intestate a Cristiano Guarnera ed alla nonna Maria Piera Verducci, moglie di Angelo.
Sale a 274, il numero degli immobili e dei terreni riconducibili a Guarnera, per un valore complessivo stimato in oltre 113 milioni di euro e sequestrati dalle Fiamme Gialle in base ai provvedimenti emessi dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

Tribunale del Riesame

Al contempo il Tribunale del riesame, ha confermato l’aggravante mafiosa già attribuita a Carminati, il presidente della Cooperativa “29 giugno” Salvatore Buzzi e mantenute le posizioni cautelari che gravano su altri indagati, come Matteo Calvio, Alessandra Garrone, Carlo Pucci, Mario Schina, Sergio Menichelli, Agostino Gaglianone, Paolo Di Ninno, Giovanni De Carlo, Carlo Maria Guarany e Claudio Coldarelli.
I domiciliari sono stati invece concessi a Giuseppe Mogliani e all’ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon, sul quale è venuta a meno l’aggravante del metodo mafioso.
Anche ad Emanuela Bugitti sono stati concessi i domiciliari, mentre a Raniero Lucci, oltre ai domiciliari è stato inserito l’obbligo di presentazione quotidiana ai carabinieri.
Infine, torna in libertà anche Patrizia Caracuzzi, segretaria dell’ex ad di Ama, Franco Panzironi, la cui posizione sarà discussa dal tribunale del riesame il 23 dicembre prossimo.

Ulteriori intrecci

Parallelamente proseguono le indagini ed emergono nuove indiscrezioni che riguardano anche il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, già fotografato ad una cena organizzata dalla Cooperativa 29 giugno controllata da Buzzi, in compagnia di alcuni degli indagati. Infatti, come riporta IlFattoquotidiano, sarebbe stato accertato che quest’anno, il servizio di pulizie del ministero del Lavoro, sia stato affidato alla cooperativa “29 giugno“. In base a quanto emerge dai documento, l’appalto era stato affidato nel 2011 ad un gruppo temporaneo di imprese tra cui la società Sea Sud e la Cns, il Consorzio nazionale servizi con sede a Bologna che aveva nel consiglio di sorveglianza oltre per Buzzi, ma anche Salvatore Forlenza, il direttore commerciale del Centro Italia indagato per turbativa d’asta.
L’appalto aveva una durata di 4 anni e partiva dal 2012 e consisteva in un valore commerciale di 3 milioni di euro. Dopo un’irregolarità, il servizio è stato poi assegnato alla “29 giugno”.

C.D.