Legge Stabilità, 5 Stelle “okkupano” i banchi del Governo

Una protesta del Movimento 5 Stelle  (Andreas Solaro/Afp/Getty Images)
Una protesta del Movimento 5 Stelle (Andreas Solaro/Afp/Getty Images)

Si preannunciano travagliate le ultime ore che porteranno alla conclusione dell’iter parlamentare per la legge di stabilità, il cui ok definitivo alla Camera è previsto tra stasera e domattina, dopo che il percorso al Senato ha subito non poche contestazioni da parte delle opposizioni. In mattinata, il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, parlando con i giornalisti,  aveva dimostrato una certa serenità: “Confermiamo che non abbiamo l’intenzione di porre la questione di fiducia, se il dibattito parlamentare ce lo consentirà, iniziamo alle 11 e andiamo avanti a oltranza”.

Ma il clima è incandescente e nel corso del voto per gli emendamenti, sette deputati del Movimento 5 Stelle hanno occupato i banchi del governo, costringendo il presidente di turno, Roberto Giachetti, a una breve sospensione, al termine della quale ha comunicato l’espulsione dall’Aula di Montecitorio per i protagonisti del gesto: Davide Tripiedi, Ferdinando Alberti, Massimo Baroni, Luca Frusone, Gianluca Rizzo, Alessio Villarosa e Tatiana Basilio.

Villarosa, il più noto tra i deputati espulsi per aver ricoperto anche il ruolo di capogruppo, ha accusato: “I presidenti delle Camere dovrebbero rendere onorevole il loro ruolo. Vengono dati milioni alla difesa e vengono tolti i soldi per gli sgravi. A questo punto siamo pronti a tutto”. Secondo il deputato, il governo non riesce trovare i fondi per ridurre l’Irap “ma trova 850 ml di euro per finanziare le missioni militari e continuare fare la guerra a destra e sinistra nel silenzio dell’informazione. Non starò zitto né fermo. Mi fate schifo”. Quindi ha inscenato la protesta insieme al gruppo di colleghi.

“Anche se espulsi, continueremo a dar battaglia contro questa legge”, ha sottolineato Villarosa dopo esser stato sanzionato, mentre Frusone ha rincarato la dose: “E’ il metodo utilizzato che fa capire che il Parlamento non esiste più: in America la chiamerebbero una dittatura morbida, con istituzioni solo apparentemente elette e che sono una parvenza di democrazia…”.

Aumento Iva su pellet

Una delle norme contestate maggiormente in queste ore riguarda quella che prevede l’aumento dell’Iva sul pellet, ritenuto “inaccettabile” anche all’interno della stessa maggioranza dalla capogruppo alla Camera di Area Popolare, Nunzia De Girolamo, la quale ha evidenziato che “il governo non può pensare di approvare misure simili con il solo obiettivo di fare cassa senza pensare alle conseguenze di scelte tanto scellerate”.

L’ex ministro ha dunque chiesto al governo “di rivedere la propria posizione in merito e, a tal fine, presenterò un ordine del giorno alla Stabilità affinché il governo intervenga con provvedimento che blocchi dal 2015 questa assurda tassa. Il pellet è diventato per molte famiglie una valida alternativa al gas che permette risparmi considerevoli. Cambiare adesso le carte in tavola non è corretto”.

Critiche da Italia Unica

“La legge di stabilità lungi dall’aiutare l’economia italiana può rappresentarne il colpo di grazia”, parola dell’economista Massimo Brambilla, intervenuto sul sito di Italia Unica, il movimento fondato da Corrado Passera. Secondo l’economista, la legge di Stabilità prevede “pochissima crescita, come ammesso dallo stesso ministro Padoan nella Nota di Aggiornamento al DEF, ancora meno tagli della spesa corrente e tante nuove fantasiose tasse da fare pagare ai soliti noti: piccole e medie imprese, con un pò di sadismo nei confronti dei fornitori della PA, lavoratori dipendenti e partite IVA”.

Sotto accusa in particolare proprio il trattamento riservato al cosiddetto popolo delle partite IVA, in quanto Brambilla spiega che viene posto in essere “un vero genocidio fiscale innalzando l’aliquota di imposizione dei minimi dal 5% al 15% a cui si accompagna la forfettizzazione del reddito imponibile (eliminando cioè la possibilità di portare in deduzione i costi inerenti l’attività professionale) ed abbassando il tetto massimo per l’accesso e la permanenza nel regime ‘agevolato’ da 30.000 a 15.000 Euro. Tradotto, un giovane professionista con un reddito annuo di 30.000 Euro che prima della Legge di Stabilità avrebbe pagato 1.500 Euro di IRPEF, ne pagherà 7.000”.

 

GM