Cdm, Renzi: “Approvati decreti importanti”. Taranto: “Atto emozionante”

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Il premier Matteo Renzi è intervenuto in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri che si è svolto oggi a Palazzo Chigi con ordine del giorno i decreti attuativi sul Jobs Act, il decreto per Taranto e l’Ilva, fino a nuove nomine tra cui quelle dell’economista Tito Boeri alla presidenza dell’Inps.
Soddisfazioni espresse dal premier che ha illustrato i decreti affrontati nel Cdm, definendo una rivoluzione “copernicana” la riforma del lavoro e un “decreto emozionante” quello su Taranto e l’Ilva.

“Le cose che abbiamo fatto sono tante e molto sinteticamente, abbiamo approvato non solo il decreto su Taranto ma anche il Milleprogroghe più light della storia: ci sono 20 o 21 proroghe. Un decreto molto stretto con numerose norme in cui siamo stati rigorosi, come emerge dai testi. Siamo stati il governo che nei primi dieci mesi di attività abbiamo fatto meno leggi in assoluto: 134 il governo Berlusconi, 149 il governo Monti, 119 noi”, esordisce il premier, aggiungendo che il suo governo si è limitato anche con i decreti leggi. “Ne abbiamo fatti 23, contro i 25 di Letta, i 27 di Monti e i 34 di Berlusconi”, sottolinea Renzi, parlando di una “grande attenzione nel metodo alle leggi”.

Decreto Taranto

“L’atto più importante è quello con il quale vogliamo dare il buon Natale ai cittadini di Taranto. Una città che per molti aspetti è stata ignorata e umiliata dalla politica”, commenta Renzi, annunciando i quattro punti fondamentali, inclusi nel decreto. “In primis- sottolinea Renzi- il fatto che abbiamo dato attenzione agli aspetti culturali della città, a cui si aggiunge in secondo luogo, lo sblocco dei lavori, spaziando da quello del porto alle bonifiche, fino alle opere collegate al piano di riqualificazione della città in quell’area”.
In terzo luogo, prosegue Renzi, “abbiamo messo a disposizione della Regione Puglia, 30 milioni di euro, nel programma di riqualificazione dell’ospedale per la creazione di un centro ad hoc per la ricerca sui tumori, in particolare dei bambini”.
Infine, per quanto riguarda l’Ilva, il premier ha confermato che sarà avviata una amministrazione straordinaria da gennaio, ricordando che il decreto è “salvo intese”.
Nel piano è prevista la nomina di uno o più commissari che gestiranno la fase di rilancio dell’azienda, il risanamento aziendale, sottolinea Renzi, prevede un investimento pubblico che “avrà successo se avrà un tempo limitato, penso da un minimo di 18 ad un massimo di 36 mesi”.
Rispondendo alla domanda di un cronista, il premier ha sintetizzato il costo dell’operazione che consiste in un investimento totale di oltre 2 miliardi di euro di cui: 30 milioni per il progetto della riqualificazione ospedaliera, 800 milioni, “già sbloccati”, precisa Renzi, per la realizzazione delle porto e delle infrastrutture e infine, oltre 1 miliardo di euro per le autorizzazione sull’impatto ambientale e il risanamento dell’azienda.
“Un’amministrazione deve avere il coraggio di prendere delle responsabilità e l’investimento pubblico deve salvare un polo industriale cuore del mezzogiorno”, commenta il premier, ricordando che si tratta di “una grande scommessa per lo sviluppo dell’area”. “Un intervento che deve essere fatto con rigore nei riguardi dell’ambiente, per cui- precisa Renzi- non vi saranno modifiche all’impatto ambientale”.
Il premier ha poi evidenziato che si tratta del “più emozionate patto”: “Noi rispondiamo alla responsabilità e rimediamo agli errori”.
Renzi ricorda come anche il rilancio e il salvataggio industriale è jobs Act: “Da Meridiana a Piombino, passando per Termini Imerese fino all’Ilva”.

Delega certezza fiscale

Il premier ha poi parlato della legge delega sulla certezza fiscale sottolineando che “abbiamo inserito chiarezza delle regole, tra cui inasprito sanzioni per chi evade e al contempo abbiamo tentato di porre il pubblico come consulente e non come nemico: soggetti pubblici come Agenzie delle entrate diventano partner dei cittadini, ma al contempo se siamo certi della frode inaspriamo le pene”.
Il premier  ha poi ricordato che attualmente in Italia vi sono solo “150 detenuti per evasioni”, confermando che “per altri aspetti modifichiamo il sistema e ridurremmo il peso della pressione burocratica e andremmo incontro alle esigenze di chi vuole accordi e possibili intese con il fisco”.
Il decreto si basa su tre punti: quello dell’abuso di diritto, la revisione del sistema sanzionatorio e infine il regime adempimento collaborativo.

Jobs act

L’ultimo punto approfondito dal premier è quello della riforma del mercato del lavoro che per Renzi si tratta di “un passaggio importante per l’Italia che entra in una fase di straordinaria apertura e di possibilità di cambiamento”.
Si tratta di due decreti che passeranno ora al vaglio delle commissione.
In merito al contratto delle tutele crescenti, si tratta di una nuova realtà, semplificata con un regime di flessibilità con “maggiori garanzie attraverso il decreto Aspi”, per cui annuncia Renzi vi è “la possibilità di estensione a 24 mesi la tutela di chi ha perso il lavoro”. Ai disoccupati, vi sarà “un assegno per corsi di formazione e nel caso in cui non vengono fatti viene espulso da questo percorso”.
Inoltre, anticipa Renzi, “i punti delle tutele crescenti sarà valido anche per i sindacati e i partiti”.
Tra i punti in discussione, Renzi conferma che è stato deciso di “non intervenire sull’opting out”, spiegando che “dal momento in cui il parlamento ci ha dato la fiducia siamo coerenti con il governo” e non mettiamo in pratica “nessun eccesso di delega”.
L’opting out, voluto da Ncd, consisteva nella possibilità per il datore di lavoro di superare il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato con un super-indennizzo.
Il premier conferma che le “norme sul licenziamento sono estese a livello collettivo. Ovvero che vi sarà la stessa disciplina di quelli individuali”. “Questo crea delle difficoltà è naturale che ci saranno problemi rispetto ai vecchi e nuovi contratti. Ci sono delle polemiche, ma è secondario”, sottolinea il premier riferendosi alle tensioni con la minoranza dem.

Di una cosa il premier è certo: “Il passo in avanti è che nessuno ha più alibi per non investire e non si può più dire che c’è un sistema di tutele che impedisce gli investimenti. Abbiamo applicato la logica di dare tutele a chi ha bisogno e la libertà a chi investe”.
“Il clima politico è suscettibile sul tema del lavoro perché c’è un’attenzione ideologica. Pur rispettando le valutazioni, è evidente che una parte voleva l’opting out e chi non voleva il licenziamento collettivo. E’ il momento per cui un leader si assume la responsabilità di aver fatto delle scelte finali”, ha chiosato Renzi.

Altri provvedimenti e nuove nomine

Tra le altre misure approvate in Cdm, quello della legge europea sulle infrazioni. “Da 121 siamo passati ad 89 infrazioni”, ricorda Renzi e rilanciando il tema della semplificazione degli iter parlamentari, annuncia che dopo le riforme della legge elettorale e quella Costituzionale, il suo governo intende annullare il gap dei decreti, per cui “erano 889 i decreti di Letta e Monti da attuare ora sono 383 a cui si sommano 230 nostri, di cui 58 scaduti”.

Il premier ha poi concluso annunciando nuove nomine tra cui l’economista Tito Boeri come nuovo presidente dell’Inps e che chiude la gestione commissariale di Tiziano Treu, il generale Tullio Del Sette che diviene il nuovo comandate generale dell’Arma dei Carabinieri e infine il generale di corpo d’armata Claudio Graziano a nuovo capo di Stato maggiore della Difesa (Smd).
Renzi ha poi ringraziato il terzo settore, rendendo noto che l’imprenditore Vincnzo Manes sarà il nuovo consigliere del presidente del Consiglio per l’innovazione sul sociale e la creazione di posti di lavoro legati al terzo settore.

C.D.