Commissione Ue: più tempo per aggiustare i conti a chi fa le riforme

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker (JOHN THYS/AFP/Getty Images)
Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker (JOHN THYS/AFP/Getty Images)

Nuove concessioni in materia di flessibilità arrivano oggi a sorpresa dalla Commissione europea, nel giorno della chiusura ufficiale del semestre italiano di presidenza Ue. La Commissione Jucnker ha deciso di concedere più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio a quei Paesi europei che fanno le riforme, su cui sia la stessa Commissione che la Banca centrale europea hanno insistito tanto negli ultimi mesi, specialmente nei confronti dell’Italia. Tra le altre concessioni c’è quella dello scorporo degli investimenti co-finanziati dalla Ue, nell’ambito del nuovo Piano Juncker. In entrambi casi, la maggiore flessibilità concessa non consentirà comunque che si superi la fatidica soglia del 3% del rapporto deficit/Pil. In generale, poi, vengono in parte allentate le regole sul risanamento dei conti pubblici, richiedendo un aggiustamento meno duro nei momenti di difficoltà dell’economia (come è stato peraltro già fatto lo scorso novembre con l’Italia quando la Commissione Ue ha approvato la legge di Stabilità nonostante la correzione del deficit fosse inferiore a quella richiesta della Regola del debito).

Comunicando le nuove linee guida sulla flessibilità Bruxelles precisa: “La Commissione non propone nessuna modifica delle regole esistenti, quindi non sarà fatto nessun passo legislativo e queste linee guida saranno applicabili immediatamente“, precisa la Commissione Ue. Questa nuova flessibilità, spiega la Commissione europea, ha lo scopo di “incoraggiare l’attuazione delle riforme, promuovere gli investimenti, soprattutto nel contesto del nuovo fondo strategico (EFSI) del piano Juncker, e prendere meglio in considerazione il ciclo economico in ogni Stato”.

Riguardo all’impatto delle riforme sugli obiettivi di bilancio, la Commissione Ue spiega che “prenderà in considerazione l’impatto positivo delle riforme“, sia per quei Paesi che sono nel braccio preventivo del Patto di stabilità (ovvero con un deficit sotto il 3%, come l’Italia) sia per quelli che sono nel braccio correttivo (cioè sotto procedura per deficit, come la Francia). Le riforme, sottolinea la Commissione, devono essere “importanti, con impatto positivo verificabile sul bilancio, e devono essere attuate“. Prima di consentire sul bilancio una “deviazione temporanea dall’obiettivo di medio termine o dal percorso verso esso“, la Commissione valuterà le riforme, viene precisato. Comunque, anche quando autorizzata, la deviazione non potrà essere maggiore allo 0,5% del deficit e deve essere inoltre assicurato un “margine di sicurezza”, in modo che il fatidico 3% del deficit non venga mai superato.

In tema di flessibilità sugli investimenti, chiamata “clausola per investimenti”, la Commissione europea spiega che i Paesi che sono nel braccio preventivo del Patto di Stabilità possono deviare temporaneamente dall’obiettivo del deficit per fare investimenti in progetti co-finanziati dall’Unione europea, purché si rispettino alcune condizioni: il Pil di questi Paesi deve trovarsi sotto il suo potenziale (con un output gap – un divario di produzione – maggiore di -1,5%) e soprattutto la deviazione dall’obiettivo di bilancio non deve portare al superamento della soglia del 3% del deficit.

Infine, c’è l’ultimo aspetto che tiene in considerazione le situazioni particolarmente difficili per l’economia. Per calcolare i momenti positivi e quelli negativi dell’economia sarà creata una nuova “matrice” che permetterà di adattare il processo di aggiustamento strutturale dei conti pubblici, richiesto dalle regole europee, al ciclo economico di ciascun Paese.

Una maggiore flessibilità, dunque, anche se la permanenza del vincolo del 3% del deficit, sia per una deviazione temporanea dall’obiettivo di bilancio sia per nuovi investimenti co-finanziati con la Ue, rischia di neutralizzare la flessibilità stessa.

V.B.