
Nel centro di Tel Aviv nove persone sono state accoltellate su un autobus di linea. L’attentatore, che secondo le prime indiscrezioni avrebbe 23 anni e sarebbe originario di Tulkarm in Cisgiordania, è stato fermato dalla polizia che dopo averlo colpito alle gambe lo ha arrestato. Le prime notizie parlano di 5 feriti gravi e altri quattro in modo più lieve. Nel frattempo, mentre le forze di sicurezza israeliane stanno perlustrando la zona in cerca di possibili complici, arriva il comunicato di Hamas che definisce “eroico e coraggioso” l’attacco terroristico sull’autobus.
Questo attentato arriva proprio il giorno dopo le pesanti minacce subite da Israele da parte dell’Iran. Infatti dopo il raid israeliano di domenica che ha causato 12 vittime nelle alture del Golan, il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (Pasdaran), il generale Mohammad Ali Jafari, ha rilasciato parole di fuoco assicurando che i Pasdaran combatteranno per annientare Israele definita dagli iraniani “l’incarnazione del diavolo dalla geopolitica della regione”. Dopo queste parole Israele ha aumentato le misure di sicurezza lungo il confine settentrionale per timore di possibili ritorsioni da parte di Hezbollah schierando varie batterie di Iron Dome e chiudendo per precauzione lo spazio aereo sulle Alture del Golan.
Dunque in questa situazione già tesa e complicata arriva l’ennesimo attentato, l’ultimo di una lunga serie di attacchi che negli ultimi mesi hanno reso la situazione quasi insostenibile. Questa volta non ci sono stati morti (nella speranza che i feriti gravi si riprendano), ma il bilancio sarebbe potuto essere molto più pesante. La speranza di una pacificazione in questa zona così tanto martoriata resta e deve essere sempre forte, ma la sensazione è che purtroppo si vada in direzione opposta e che quella speranza sia destinata a rimanere, almeno per il momento, una speranza vana.
F.B.