
Dichiarazioni a sorpresa quelle del governatore della Bank of England Mark Carney che ha preso una dura posizione contro le politiche di austerity dell’Unione europea. Carney ha elogiato il piano di quantitative easing lanciato dalla Bce di Mario Draghi, con l’acquisto di titoli di Stato e privati per 60 miliardi di euro al mese dal prossimo marzo a settembre 2016, tuttavia l’ha giudicato insufficiente. “Le azioni della Bce sono benvenute, tempestive e importanti – ha detto -, ma insufficienti ad evitare il rischio di un altro decennio perduto per l’Unione Europea“. Secondo Carney servirebbe infatti una maggiore integrazione tra i Paesi dell’euro, come del resto sostiene il presidente della Banca centrale europea Draghi.
Il il governatore della Bank of England ha invitato dunque i Paesi dell’Eurozona a cedere sovranità. per una maggiore unione e armonizzazione di politiche economiche e fiscali. “La risposta alla crisi – ha spiegato – è costruire quelle istituzioni che esistono in ogni unione monetaria di successo“. “L’unione monetaria europea non sarà completa fino a quando non costruirà dei meccanismi di condivisione della sovranità fiscale“, ha aggiunto. Carney ha anche affermato che per superare l’attuale fase di stagnazione economica nella zona euro servono più investimenti pubblici. Parole che possono suonare come bestemmie alle orecchie dei rigoristi tedeschi, su tutt’altra linea, e che rappresentano un sostegno inatteso al nuovo premier greco Alexis Tsipras.
Carney ha continuato: “Finora i Paesi dell’Eurozona sono stati piuttosto timidi nel creare le politiche necessarie a produrre una prosperità sostenibile per i loro cittadini e questo non è il momento per le mezze misure“. “I membri dell’unione monetaria devono cedere più sovranità – ha insistito -. I leader europei attualmente non prevedono l’integrazione fiscale come parte di una unità monetaria, ma una simile cautela ha i suoi costi. Non è realistico aspettarsi che sia il settore privato a fare tutto quello che non fa il settore pubblico“. E quest’ultimo punto può essere inteso come una chiara frecciata al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e al suo piano da 315 miliardi di euro, di cui però solo 21 miliardi stanziati dall’Unione europea, mentre gli altri dovrebbero venire soprattutto dal settore privato e grazie alla leva finanziaria moltiplicare per 15 il capitale inizialmente stanziato.
Queste parole possono suscitare perplessità, visto che provengono dal governatore della Banca centrale di un Paese euroscettico, che nel 2017 sarà chiamato a votare al referendum per la permanenza nell’Unione europea. Ma come il governatore della Bank of England ha sottolineato, la ripresa economica dell’eurozona è importante non solo per l’Europa, ma anche per il Regno Unito e per il resto del mondo, “poiché è un elemento determinante della stabilità finanziaria globale“. Lo avevano detto anche i leader mondiali anche in occasione del G20 in Australia, mentre Angela Merkel faceva orecchie da mercante.
Basteranno queste parole del governatore della Banca centrale di uno tra i Paesi più importanti del mondo sulla scena della finanza mondiale, insieme alle misure della Bce, al nuovo corso della politica in Grecia e soprattutto alle nuove linee guida europee sulla flessibilità a far cambiare idea alla Germania? Intanto, come riporta l’edizione online di Repubblica, per la stampa inglese la presa di posizione del capo della Bank of England è un attacco “senza precedenti” alla politica dell’austerità tedesca, una “condanna” che “farà infuriare Merkel“. Mentre Draghi sarà soddisfatto.
V.B.