Sulla scia di quanto fatto dall’Inter recentemente, anche il Milan potrebbe ben presto passare in mano straniera e asiatica. Precisamente parliamo di thailandesi in questo caso. La notizia è riportata dal quotidiano La Repubblica, e sembra più fondata delle voci che sono spuntate fuori in passato. Una gruppo thailandese di primaria importanza, di cui ancora non si conosce il nome, avrebbe pronto 1 miliardo di euro per rilevare il Milan dalla proprietà Berlusconi, anche se inizialmente l’investimento previsto riguarda il 30% del club rossonero (dunque 300 miliardi di euro) con il resto della società che verrà comprata interamente nel giro di 3 anni. E non è finita qua, perchè sarebbero pronti ulteriori capitali per la costruzione del nuovo stadio, di cui è già stato presentato il progetto qualche giorno fa. Ci sarebbe già un pre-accordo stipulato due settimane fa proprio ad Arcore, alla presenza dei rispettivi consulenti. Insomma, una trattativa andata avanti sottotraccia negli scorsi mesi che adesso sembra venire fuori pian piano. Con questo pre-accordo il gruppo thailandese si è assicurato l’esclusiva della trattativa, senza pericolosi inserimenti esterni, come per esempio poteva essere quello del gruppo cinese ‘Wanda’ che ha appena rilevato Infront e dunque i diritti Tv del calcio italiano. Già la prossima settimana l’affare potrebbe essere chiuso, con l’arrivo in Italia del gruppo asiatico.
Il Presidente Berlusconi, nonostante sia attaccatissimo alla società Milan, si è reso conto nel tempo che non può continuare a mantenere ad alti livelli questo glorioso club e dunque si è convinto ad attuare questa cessione, seppure graduale. Inoltre, è stato rassicurato sulla bontà delle azioni del gruppo che preleverà il club rossonero. Gli interlocutori sembrerebbero in grado di cancellare i debiti con le banche (256 milioni) e il deficit (una sessantina di milioni). E poi hanno anche le possibilità per investire sulla squadra e riportare la squadra in cima all’Europa. E Berlusconi continuerebbe comunque a fare il Presidente. Staremo a vedere…
Marco Orrù
