Consumi: In crescita le energie rinnovabili

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(pixabay)

Le energie rinnovabili tornanto protagoniste in Italia ed è l’Istat ha dirlo, grazie alla relazione “Noi Italia” che evidenzia il continuo aumento della quota di consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili, che raggiunge il 33,7% nel 2013  con un buon +6,8% rispetto al 2012.
Ma non finisce qui. Sempre in tema di consumi elettrici da rinnovabili, quella che emerge anche nel confronto col contesto europeo.
Non solo: rispetto ai Paesi di più grande dimensione, siamo al di sopra di Germania, Francia e Regno Unito, inferiori giusto alla Spagna. Certo, il paragone con l’Austria e la Svezia è impensabile, dato che i due Paesi rappresentano valori superiori al 50%% di consumi di energia elettrica generata da fonti rinnovabili (rispettivamente 65,5 e 60,0%).
Il consumo pro capite di energia elettrica cambia ancora, come segnala sempre l’Istat, quello italiano risulta inferiore sia agli altri paesi di grandi dimensioni sia alla media europea. “Nel 2013 i consumi elettrici sono pari a 4856,0 kWh per abitante. Rispetto al 2012, il consumo complessivo di energia elettrica aumenta nel settore dell’agricoltura e del terziario, mentre si riduce nell’industria e nel settore domestico”.
L’Istituto nazionale di statistica, inoltre rileva, la prevalenza dell’apporto idrico nelle regioni montuose e della fonte eolica nel Mezzogiorno; risulta, invece uniforme sul territorio nazionale lo sviluppo della produzione elettrica da biomasse, una peculiarità esclusiva della Toscana è la produzione di energia geotermica.
Dalla foto scattata alle fonti rinnovabili per regione emerge ancora più nettamente, da nord a sud: e se la Val d’Aosta (dal 272,5% al 310,4%) e il Trentino Alto Adige (dal 139,6% al 176,8%) esprimono valori dovuti alla produzione di energia superiore alla richiesta interna, grazie all’apporto dell’idroelettrico, vale la pena far notare l’aumento considerevole anche in regioni del centro come l’Umbria, passata dal 17,5% al 47,8%, o il Molise (dal 16,6% all’89,3%), e quello esponenziale espresso nelle regioni meridionali come Puglia (dal 3,3 al 44,3%), Basilicata (dal 7,2 al 65%), Calabria (dal 12,6 al 79,8%) e Sicilia (dallo 0,5 al 23,6%).

Giovanni Remigare