
“Questa è una bellissima piazza che combatte contro conformismo e paura”, così il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, in una Piazza del Popolo non strapiena come ci si attendeva, ma sicuramente galvanizzata dalle parole del leader del Carroccio, che diviene di fatto oggi punto di riferimento della destra nazionale e che attacca senza giri di parole il presidente del Consiglio: “Renzi è una pedina, è il servo sciocco a disposizione di qualcuno senza nome che a Bruxelles vuole annientare l’economia italiana. Non è lui il problema, né tantomeno Alfano”
Ironia sui ‘vaffa’ verso Renzi: “Attenzione che altrimenti metterà una tassa sulle parolacce”. Salvini ha quindi tracciato un progetto anche culturale: “A me piacerebbe che i ragazzi ricordassero a scuola il genocidio degli armeni per mano turca, quella Turchia che qualche matto vuole portare in Europa. A me piacerebbe che si studiasse l’idiozia che ha portato alla tragedia del Vajont. A me piacerebbe che si studiasse la Fallaci e il suo libro su Alexis Panagulis”.
“L’Italia è bella e rispetta le lingue, le identità, le culture, da questo palco ammirereste le bandiere che caratterizzano il nostro Paese”, ha sottolineato Salvini, che non ha voluto quindi tralasciare il percorso federalita, poi ha ricordato don Lorenzo Milani e il suo “L’obbedienza non è più una virtù”. Dal leader leghista una sfida: “In Italia non fai spettacolo, non fai cultura se non sei di sinistra, se non sei comunista. Tirate fuori le palle, venite con noi, si deve lavorare in questo mondo se si ha merito, non se si è comunisti”.
Un passaggio durissimo sulla riforma della Rai annunciata dal premier: “Renzi vuole riformare la Rai, magari mettere un solo telegiornale, come era tanti decenni fa che vi era un solo giornale che diceva solo quello che piaceva a uno”. Chiaro il riferimento al fascismo, anche se – dice Salvini – “il derby tra fascisti e comunisti non esiste nel 2015, ma esiste quello tra produttori e parassiti e io al contrario della sinistra sto con chi lavora e con chi produce”.
Prosegue la battaglia contro la legge Fornero: “La cancelleremo”, quindi Salvini ha lanciato il ‘vaffa’ contro l’ex ministro del lavoro, subito seguito da “Chi non salta comunista è”. Il leader della Lega non sembra avere dubbi: “Gli amici di Renzi sono i poteri forti, come Marchionne. Ma l’Italia non è né Renzi, né Marchionne, ma i piccoli artigiani e imprenditori”.
Campi rom e confini nazionali
Nel suo intervento, Salvini ha dato ampio spazio alle questioni più controverse, per le quali è chiaro che arriveranno le accuse di razzismo: “Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi rom, noi mandiamo a questi signori una letterina e gli scriviamo fra tre mesi si sgombera, mandiamo le ruspe. Domani mi arriverà la diffida dell’ufficio discriminazione della Presidenza del Consiglio e io mi ci soffio il naso”.
Poi un riferimento al brano ‘La leggenda del Piave’, nel centesimo anniversario dall’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra: “Se i confini ci sono, uno stato civile questi confini li deve difendere. riportateli a casa, non ne può sbarcare neanche uno. Non vi siete arruolati in marina per fare gli aiuti scafista”.
Salvini ha quindi rivolto “un saluto a Stacchio, al gioielliere Zancan e ad Antonio Monella, imprenditore bergamasco che ha ucciso un delinquente. Chiederò al presidente Mattarella la grazia per lui, in passato è stata concessa ai brigatisti rossi. Non esiste eccesso di legittima difesa, se entri a casa mia in piedi puoi uscirne steso”.
Un movimento di resistenza
“Decide l’Europa quindi i sindaci potranno solo tappare le buche, tranne Marino che nemmeno è in grado di fare questo. Da qui parte un movimento di resistenza che vuole fare dell’Italia un Paese migliore”, è il messaggio di Salvini, secondo il quale “è in corso un tentativo di sostituzione dei popoli, sono convinto di questo”, poi ancora: “Io andrò in Nigeria, perché è lì che si può capire quello che avviene, ma costa fatica e Renzi e Alfano non vogliono fare fatica”.
Capitolo integrazione: “Nessun problema con la religione islamica, ma prima maturate e poi ne riparliamo. Certo, ci sono fanatici che vanno ad aiutare questa gente. Non si esporta democrazie e non ci sno bombe intelligenti”. Da Salvini, un “grazie a Umberto Bossi, a Miglio, a Maroni e a chi verrà dopo di me”. Poi rivolgendosi agli antagonisti: “Quattro barboni con quattro petardi volevano fermare questa manifestazione, andassero a lavorare”.
Ancora cori e Salvini ricorda che molti analisti sottolineeranno che questa è “una piazza che salta, non potranno mai vincere le elezioni perché non potranno prendere il voto dei moderati. Io ho incontrato in Toscana i moderati, quelli in giacca e cravatta e ho scoperto che non sono moderati,che ne hanno le palle piene di lavorare 16 ore al giorno per mantenere lo Stato, il primo strozzino che c’è in Italia”.
Nodo alleanze
Sul nodo alleanze: “Non pongo veti a nessuno, ma non mi piace il ragionamento della vecchia politica, che mette insieme soggetti diversi. Se abbiamo un progetto serio vinciamo anche solo con una o due formazioni, senza andare a rincorrere formazioni che c’entrano poco con noi”. E annuncia: “Nascerà a Strasburgo un gruppo europarlamentare guidato da Marine Le Pen e la Lega Nord che ai burocrati farà un mazzo così”.
Salvini si avvia dunque verso la conclusione: “Su questo palco, in questa piazza nessuno si accontenta di tirare a campare, noi andiamo a Bruxelles, ci riprendiamo una moneta più giusta, portiamo rispetto per i nostri anziani reclusi in case di riposo, mentre i clandestini vengono mantenuti in hotel sul lido di Venezia”. In ultimo una scommessa: “Cambiare si può, se lo facciamo tutti insieme prendiamo il 51% dei voti e Renzi va a lavorare nell’azienda di famiglia”.
GM